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Dott.ssa Laura Calosso | Psicologia Creativa

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Attacchi di panico

10 Dicembre 2018 by Laura Calosso Leave a Comment

Attacchi di panico

Come riconosco un attacco di panico?

Gli attacchi di panico consistono nella comparsa improvvisa di paura o disagio intensi che raggiunge il picco in pochi minuti, in cui si verificano quattro (o più) dei seguenti sintomi:

  • Palpitazioni o tachicardia
  • Sudorazione
  • Tremori
  • Sensazione di soffocamento
  • Sensazione di asfissia
  • Dolore o fastidio al petto
  • Nausea o disturbi addominali
  • Sensazioni di vertigine o di svenimento
  • Brividi o vampate di calore
  • Sensazioni di torpore o di formicolio
  • Derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (sensazione di essere distaccati da se stessi)
  • Paura di perdere il controllo
  • Paura di morire

Hai  bisogno di aiuto per gestire gli attacchi di panico? Contattami

3 tipi di attacco di panico

Gli attacchi di panico si possono manifestare in diversi disturbi d’ansia. In base alle modalità di esordio della sintomatologia e alle cause scatenanti si possono distinguere 3 tipi di attacco di panico:

  1. attacchi di panico inaspettati: compaiono come un “fulmine a ciel sereno”, senza che la persona possa prevenirne l’insorgenza (il panico arriva anche durante attività quotidiane).
  2. attacchi di panico causati dalla situazione : i sintomi emergono in particolari condizioni ambientali o in presenza di un contesto specifico (ad esempio ogni volta che la persona parla in pubblico)
  3. attacchi di panico sensibili alla situazione: i sintomi compaiono frequentemente, ma non sempre, in certe situazioni (ad esempio la persona può essere colta da un attacco di panico mentre guida l’auto, ma non sempre)

“Posso fidarmi di me?”

Dopo il primo attacco di panico emerge la paura che l’episodio possa ripetersi.
Questa preoccupazione rende le persone molto sensibili alle proprie percezioni psicofisiche, si inizia a mettere in dubbio le proprie sensazioni e/o pensieri:
“starò respirando bene?”; “sto ragionando correttamente?”; “vedo i miei punti di riferimento?”; “è presente qualcuno di familiare?”; “riuscirò ad orientarmi per tornare a casa?”; “le mie gambe, il mio cuore, mi reggeranno?” (Francesetti G., 2005, p.62).

Attacco di panico
come perdita improvvisa di sicurezza

Chi ha vissuto l’esperienza del panico, sa cosa significa perdere il proprio senso di sicurezza.

Ciò che avviene è l’improvvisa perdita del “terreno (dall’inglese ground) sotto i propri piedi”, come descritto di seguito in prima persona da un paziente (Francesetti G., 2005, p.61):

Stavo andando a fare una commissione e all’improvviso mi sono accorto di essere lontano da casa mia, ho sentito mancarmi la terra sotto i piedi, la testa si è svuotata, non riuscivo più a respirare e ho avuto il terrore che stessi per morire.

A crollare sono le sensazioni fisiche più abituali e familiari , quelle “che costituiscono il ground di sicurezze scontate del sé” (Spagnuolo Lobb, 2001, p. 94).

Nell’ottica della Psicoterapia delle Gestalt durante l’attacco di panico “è lo sfondo che di colpo crolla: infatti l’intervento di sostegno immediato è proprio quello di riconnettere l’organismo al terreno: appoggiare i piedi per terra, sedersi, respirare a fondo, fornire aria fresca, fare spazio, dare tempo, ricondurre a luoghi o persone familiari” (Francesetti G., 2005, p.62).

La fatica di evitare

In genere, chi ha avuto esperienza di uno o più attacchi di panico tende a sviluppare la preoccupazione che l’attacco di panico possa verificarsi nuovamente.
Di conseguenza si sviluppa la tendenza ad evitare tutte una serie di situazioni che vengono considerate “a rischio”dalla persona, ad esempio si tende a evitare:

  • il luogo/la condizione dove, per la prima volta, si è presentato l’attacco di panico
  • luoghi affollati e/o isolati
  • di stare da soli
  • di svolgere attività fisica
  • luoghi dove risulta difficile svincolarsi o uscire e poter tornare in posti familiari

Questa insicurezza di fondo, spesso richiede faticosi accorgimenti per sentirsi al sicuro. I comportamenti protettivi più diffusi sono: portare con sé farmaci per l’ansia, muoversi solo in zone in cui sono presenti strutture mediche, allontanarsi da casa solo se accompagnati da persone di fiducia, tenere sempre sotto controllo le uscite di sicurezza.

Quando la vita della persona è condizionata dall’evitamento si parla di disturbo da attacchi di panico.

Ogni sintomo porta con sé un messaggio

La condizione di chi vive con il timore di questi incombenti attacchi, diventa sempre più complessa qualora non si intervenga con un sostegno psicologico (accompagnato per un periodo, se necessario, da un sostegno farmacologico).

Ogni sintomo porta con sé un messaggio, anche l’attacco di panico. È importante parlare con un professionista per superare questo momento, soprattutto se la condizione continua a perdurare o peggiorare, creando vere e proprie limitazioni nella tua vita.

Contattami per parlarmi della tua storia, ti aiuterò a ritrovare la direzione verso l’armonia e il benessere, anche con l’aiuto di tecniche di respirazione e di rilassamento come il Training Autogeno.

Bibliografia

American Psychiatric Association (APA) (2013), DSM-5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, tr. it. Raffaello Cortina, Milano, 2014.

Francesetti G., a cura di (2005). Attacchi di panico e postmodernità. La psicoterapia della Gestalt tra clinica e società. Milano: FrancoAngeli.
Francesetti G. (2014c). La psicoterapia della Gestalt con il disturbo di panico. In: Francesetti G., Gecele M. e Roubal J., a cura di, La psicoterapia della Gestalt nella pratica clinica. Dalla psicopatologia all’estetica del contatto. Milano: FrancoAngeli.

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Filed Under: Disturbi Psicologici Tagged With: adattamento creativo, Ansia, attacchi di panico, consulenza psicologica, Disturbi d'Ansia, evitamento, fondamenti della gestalt, panico, sintomi attacco di panico, sostegno specifico psicologico, training autogeno

Corsi intensivi di benessere

29 Luglio 2018 by Laura Calosso Leave a Comment

Corsi intensivi di benessere

Giornate di benessere integrato

Ogni anno, mi piace proporre una giornata di benessere per condividere quelle principali pratiche di benessere psico-corporee che pratico e insegno con costanza nella mia quotidianità. Ormai dal 2018, insieme alla mia carissima collega Maria Elena Marchionatti, studiamo e proponiamo giornate con pratiche sempre nuove.

Ecco i nostri prossimi appuntamenti:

  1. CIRIÈ (Via Matteotti 16, provincia di Torino) – 1 Febbraio 2020.
  2. GENOVA (Via Pisa 12/7) 28 Marzo 2020.

DI COSA SI TRATTA?
Giornate intensive dedicate al benessere e
all’equilibrio mente-corpo attraverso pratiche guidate di:
Yoga
Mindfulness
Pilates Posturale
Tecniche di respirazione e
Training Autogeno (Rilassamento)

Maria Elena ha una formazione olistica davvero sorprendente:
Alcuni di voi avranno già avuto modo di conoscerla nelle precedenti edizioni…
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– Psicologa
– Naturopata specializzata in Psicosomatica e Nutraceutica
– Operatrice clinica in Training Autogeno e Tecniche Ipnotiche
– Istruttrice di Pilates Posturale e Yoga Integrale

Non è necessario essere praticanti di yoga o meditazione per partecipare. Per il resto non occorre portare nulla, se non un abbigliamento comodo e, se lo desideri, delle calze antiscivolo.

IL COSTO
L’intera giornata ha un costo di 90 euro…
ma se ti iscriverai in anticipo potrai spenderne 70!

DOVE
A Genova in Via Pisa 12/7 (terzo piano)
A Ciriè presso la sede di Via Matteotti 16

INFO/PRENOTAZIONI

Per maggiori informazioni contattami (anche via whatsapp) al numero 3319906917 , oppure compila il seguente modulo:

DEDICATO AI PIÙ CURIOSI:

La primissima giornata di benessere integrato, nasce dopo la mia esperienza in Indonesia nel settembre del 2018.
Durante questo lungo viaggio ho potuto meditare sul Borobudur all’alba, seguire classi di Mindful Yoga nel centro di Ubud (nella magnifica Bali) e ammirare la bellezza di luoghi così diversi e lontani, ma al tempo stesso spiritualmente vicini e familiari.

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Alba sul Borobudur Temple

Prima di partire ho deciso di portare con me un taccuino dove poter scrivere idee, spunti e nuovi progetti. Ed è proprio da qui che è nata l’idea di questa giornata intensiva, dedicata a persone che, come me, si sono avvicinate alla pratica del Training Autogeno e della Mindfulness con un comune obiettivo: STARE BENE!

È bastato poi sentire Maria Elena, scoprendo che aveva iniziato a maturare la mia stessa idea: realizzare un intensivo di benessere integrato con le nostre competenze!

Sarò felice di averti con noi, potrai scoprire quanto la pratica insieme possa essere, oltre che profonda, anche divertente!

Stay tuned/Resta collegato
Laura

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Filed Under: Psicologia e Benessere Tagged With: benessere, Corso di Training Autogeno, eventi benessere, genova, gestire ansia e stress, Meditazione, Mindfulness, Pilates posturale, respirazione, respiro consapevole, rilassamento, tecniche di rilassamento, training autogeno, training autogeno genova, yoga

Disturbi del sonno

2 Dicembre 2017 by Laura Calosso Leave a Comment

Disturbi del sonno

Il mantenimento di un buon equilibrio del ciclo sonno-veglia è fondamentale per il nostro benessere psicofisico.

La persistenza nel tempo di un disturbo del sonno, sia esso di origine fisica (per malattie o dolori) o psicologica (per ansia, stress o depressione) può portare a gravi conseguenze su tutto l’organismo.

Quando si parla di disturbi del sonno si fa riferimento a una vasta categoria di quadri sintomatologici.

I principali disturbi del sonno sono:

  • Insonnia
  • Ipersonnia (o ipersonnolenza)
  • Narcolessia
  • Disturbi correlati alla respirazione (come le apnee notturne)
  • Parasonnie (quali il disturbo da incubi o la sindrome delle gambe senza riposo)

Di questi, il disturbo più frequente è sicuramente l’Insonnia:

L’insonnia è sicuramente il disturbo del sonno più comune, che si manifesta principalmente con la difficoltà di addormentarsi nonostante se ne senta il bisogno.

Si parla d’insonnia quando si presentano uno o più dei seguenti sintomi:

  • difficoltà ad addormentarsi
  • frequenti risvegli notturni
  • risveglio precoce al mattino
  • percezione di avere un sonno non riposante

Tali sintomi sono spesso accompagnati da spossatezza, difficoltà di concentrazione e memoria, umore depresso o ansioso e sonnolenza persistente durante il giorno.

Come superare questa situazione?

Affidarsi all’aiuto di un professionista, ricercando una consulenza psicologica, può sicuramente aiutarti a comprendere la natura della sintomatologia, per andare ad agire sulle cause del disturbo.

È possibile, inoltre, apprendere uno strumento come il Training Autogeno, che va ad agire dall’interno come sostegno benefico ai sistemi nervoso, endocrino e immunitario.

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Filed Under: Disturbi Psicologici Tagged With: consulenza psicologica, Corso di Training Autogeno, disrturbi correlati alla respirazione, disturbi del sonno, disturbo da incubi, insonnia, ipersonnia, narcolessia, parasonnie, ritmo circadiano, sonnolenza, training autogeno

Disturbi psicosomatici

2 Dicembre 2017 by Laura Calosso Leave a Comment

Somatizzazione, tra stress e quotidianità

Ora ti invito a dedicare un momento per rispondere alle seguenti domande:

Psicosomatica e Pnei lo dimostrano : una maggiore consapevolezza emotiva e corporea, aiuta a superare problemi di somatizzazione dovuti ad ansia e stress. 1. Consideri frenetica la tua quotidianità?
2. Riesci a ritagliare un momento quotidiano per te?
3. Vorresti che le giornate avessere più ore per fare tutto con più calma?
4. Hai perso la motivazione o l’interesse nelle tue attività quotidiane?
5. Ti sembra di risentirne sia a livello fisico che psicologico?
6. Ti hanno mai diagnosticato un disturbo psicosomatico o non hanno individuato la causa di un tuo malessere fisico?

 

Se hai risposto Sì ad almeno una di queste domande sei nel posto giusto e ti consiglio di continuare a leggere questo articolo.

 

I disturbi psicosomatici

Lo sapevi che ad oggi è stato dimostrato che la reazione prolungata allo stress è una delle cause principali per l’insorgere di malattie?

Si tratta di disturbi provocati dall’attivazione del sistema di allarme del nostro organismo.

Sono difficili da individuare ma non meno reali di tutti gli altri disturbi, e sono strettamente legati al nostro atteggiamento e stile di vita.

Spesso chi soffre di problemi psicosomatici presenta sintomi fisici a cui la medicina non sa attribuire una causa biologica. Sono diffusi i casi di chi presenta continui problemi gastrointestinali, eruzioni cutanee, asma e altro.

La mente incarnata

È stato dimostrato scientificamente che i fattori psicologici e ambientali hanno un ruolo fondamentale nell’insorgenza delle malattie fisiche. Esse sono, infatti, il risultato di un complesso insieme di fattori biologici e psicologici in continua relazione tra loro e con una realtà ambientale e sociale in grado di modificarne gli equilibri.

Somatizzazione ed emozioni

Oggi è stato dimostrato ciò che G.C. Jung affermava agli inizi del Novecento :

“un cattivo funzionamento della psiche può fare molto per danneggiare il corpo e allo stesso modo una malattia somatica può danneggiare la psiche”.

Gli studi di Psicosomatica e Pnei (Psiconeuroendocrinoimmunologia) affermano che la tendenza a somatizzare sia più diffusa in coloro che hanno difficoltà a esprimere le proprie emozioni (Bagnoli A., 2014).

Proprio per dare voce alla sofferenza della persona è importante che un intervento psicologico integri i piani corporeo, emotivo e mentale, così da sfruttare la complessa influenza tra ciò chiamiamo mente e corpo.

Cosa fare?

Una maggiore consapevolezza emotiva e corporea, aiuta a superare problemi di somatizzazione. Ogni sintomo porta con sè un messaggio. Con l’aiuto di un professionista potrai trovare sostegno nel tuo percorso, utilizzando anche tecniche di respirazione, di rilassamento (come il Training Autogeno) o esercizi di di consapevolezza corporea ed emotiva (ad es. di Mindfulness).

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Ancorarsi al respiro

13 Febbraio 2017 by Laura Calosso Leave a Comment

Ancorarsi al respiro

Ancorandoti al respiro, puoi vivere il presente con più consapevolezza

Immagina che il respiro sia come un’ancora,
che ti tiene ormeggiato al momento presente.
E resti in ascolto del suo 
movimento,
l’onda del tuo respiro.

Se ti concedi di ascoltarlo, puoi scoprire che il respiro rispecchia in modo fedele il tuo modo di vivere, momento per momento, situazione per situazione. Quando ti trovi in condizioni di particolare stress o tensione, il respiro diventa più bloccato e superficiale (respirazione toracica); mentre quando sei più rilassato si fa più profondo e regolare (respirazione addominale). Lo stesso meccanismo permette raggiungere uno stato d’animo sereno, a partire dalla modulazione del respiro stesso.

Attraverso il controllo del respiro possiamo raggiunge una maggiore stabilità emotiva
e allenare la capacità di osservare i nostri pensieri ed emozioni senza lasciare che ci travolgano.

Un gesto invisibile, dagli effetti visibili

Un gesto spontaneo ed “invisibile”, come il respiro, può avere molti effetti “visibili”.

Tradotto in altre parole, essere consapevoli della qualità del nostro respiro è un piccolo grande passo verso la gestione delle nostre emozioni. Esso aiuta a comprendere in modo più profondo la nostra vita emotiva, senza tentare invano di controllarla o ignorarla.

____________________

Se anche tu spesso ti dici
penso troppo
non riesco a stare tranquillo
sono sempre preoccupato/a
non mi do pace per questo
mi do addosso per le mie scelte
non so cosa fare, sono confuso
mi sento in colpa
ecc..

..sappi che concentrarsi sulla respirazione è utile per..

..produrre un ritmo e una qualità del respiro più lenta e profonda
per darti il tempo di ascoltarti,
di connettere stati d’animo e pensieri, e di
riordinare idee ed emozioni.

____________________

Ok, ma i pensieri?

Ecco. Non temere. I pensieri sono inevitabili. Il nostro obiettivo non è quello di eliminarli, bensì di imparare a dirigere la nostra attenzione su stimoli che ci permettano di creare uno spazio di consapevolezza (e quindi di scelta) che ci permetta di non scivolare nel vortice ma di restare a galla.

Un esercizio di respirazione

Proviamo un esercizio di attenzione sul respiro

Prima di iniziare

    • Per le prima volte predisponi un luogo tranquillo e accogliente dove sarai certo di non essere interrotto, attiva la modalità silenziosa del cellulare e riduci al minimo la possibilità di essere disturbato da stimoli esterni. Dopodiché potrai svolgere l’esercizio ovunque.
    • Se incontri delle difficoltà durante l’esercizio ricorda che non è una performance, quindi non ti giudicare.
    • Se inizi a lasciarti trascinare dai pensieri come “..dovevo rispondere a quella e-mail” o “dopo dovrò andare…”, sappi che è del tutto “normale”: nel senso che non siamo abituati a interrompere il flusso continuo di pensieri. Ricordiamoci che il nostro obiettivo non è quello di eliminare i pensieri, bensì di dirigerli attraverso la nostra attenzione sul respiro.
    • Ogni volta che ti ritrovi “perso” in un pensiero, congratulati con te stesso per essertene accorto e riporta la concentrazione sul tuo respiro.
    • Se ti verrà da sbadigliare, inizierai a sentire fastidi o formicolii e gorgoglii alla pancia, non temere, anche questo è molto comune, tu torna sempre al respiro.
    • Se non hai mai fatto questo genere di esercizi può aiutarti ripetere, mentalmente (durante le due fasi principali del respiro semplice -> inspirazione ed espirazione) , una frase come “Inspiro calma ed espiro tutti i pensieri”.
  • L’esercizio può durare quanto vuoi, consiglio dai 3 ai 10/15 minuti.

La postura

Ora siediti mantenendo la schiena dritta ma non rigida, in una postura che ispiri dignità.
I piedi sono entrambi ben radicati al pavimento e le mani poggiano sulle nostre gambe, con i palmi rivolti verso il basso.

Chiudi gli occhi e ascolta i movimenti del respiro

Quando ti senti pronto chiudi delicatamente gli occhi e concentrati sul flusso del respiro, sull’aria che entra e che esce dal corpo. E resta semplicemente in ascolto delle sensazioni procurate dal respiro durante il passaggio d’aria.

Fai 3 respiri profondi

Ogni volta che inspiri osserva la sensazione procurata dall’aria che entra dalle tue narici, passa attraverso la gola riempendo i tuoi polmoni, gonfia il diaframma e fluisce attraverso tutto il tuo corpo, diffondendosi in ogni parte e permettendone il funzionamento.

Poni una mano sull’addome e una sul petto

Poni una mano sull’addome e una sul petto, sentirai i movimenti da un’altra prospettiva, o forse no.  Resta in ascolto ora del calore che si trasmette dalle mani al petto e viceversa. Dopo qualche respiro in questa posizione riporta le mani sulle gambe e alla posizione iniziale e continua a respirare. Ricorda sempre di non forzare il respiro. Non c’è nulla che tu debba controllare in questo momento.

Cogli il flusso di pensieri

Se nel frattempo ti sei lasciato distrarre da un pensiero, non scoraggiarti, ritorna all’immagina della barca, ancorata al respiro. Sarà anche un pensiero utile, ma in questo momento non ti serve, lascialo andare attraverso questa espirazione. Approfitta di questi pensieri per alleggerirti e lasciarti andare ancora di più alla forza di gravità. In questo modo potrai sentire il tuo corpo pesante, ma al tempo stesso leggero. Non c’è nessun luogo da raggiungere se non quello in cui ti trovi in questo momento. Nessun obiettivo da raggiungere se non quello di provare a essere presenti a noi stessi e ascoltare il ritmo del nostro respiro.

Quando ti senti pronto, riapri delicatamente gli occhi e domandati come stai e se è cambiato qualcosa rispetto a prima.

Scrivimi o commenta qui sotto per farmi sapere se hai trovato l’esercizio utile!

 Perché un respiro consapevole è così importante?

Imparare ad ascoltare le sensazioni che accompagnano un gesto spontaneo e naturale come il respiro, apre un canale di comunicazione profonda con i movimenti di vita essenziali del tuo corpo.

Attraverso un respiro consapevole diventiamo attenti e assaporiamo ciò che la nostra mente vive momento dopo momento. Essere consapevoli del respiro ci aiuta a comprendere in modo più profondo la nostra vita emotiva e a gestire le emozioni, senza tentare invano di controllarle o ignorarle, producendo un ritmo e una qualità del respiro più lenta e profonda.

 I benefici di una respirazione profonda

I benefici di una respirazione diaframmatica e profonda sono innumerevoli:

  • aumento del flusso di energia vitale;
  • maggiore equilibrio emotivo;
  • maggiore ossigenazione del cervello e rallentamento del battito cardiaco;
  • migliore gestione di stress e ansia;
  • maggiore consapevolezza posturale;
  • miglioramento delle relazioni interpersonali;
  • più sicurezza e lucidità nel prendere decisioni;

Il Prāṇāyāma: dall’attenzione al respiro alla tecnica

Secondo tradizione Yogica, il Prāṇāyāma racchiude l’insieme delle principali tecniche di respirazione per il controllo ritmico del respiro (Prana). La parola Prana significa in sanscrito forza, energia e vita. Ayama significa invece lunghezza, controllo, espansione. Il suo significato completo sarebbe quindi controllo ed estensione del respiro.

Tale controllo viene attuato in diversi modi durante le quattro fasi:

  • inspirazione
  • pausa respiratoria dopo l’inspirazione
  • espirazione
  • pausa respiratoria dopo l’espirazione

Abiti a Genova o Torino? Contattami per una prima prova gratuita dei miei corsi.

Bibliografia

Lewis, D. (1999). Respirazione naturale, Tecniche Nuove.

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Training Autogeno

21 Gennaio 2017 by Laura Calosso 2 Comments

Training Autogeno

Allenarsi al rilassamento

Il training autogeno è una tecnica di auto-rilassamento che consente di allontanare lo stress e le tensioni e dona al soggetto una notevole capacità di concentrazione, benessere e presenza a sé stesso.

Il principio sul quale si basa il training autogeno è la stretta interconnessione tra lo stato fisico e quello mentale, che genera uno stato di commutazione autogena.

Ideata da Johannes Schultz, psichiatra e psicoterapeuta berlinese, la tecnica rimanda, a partire dal suo significato letterale “training”= allenamento, “autos”= da sé, “genos”= che si genera, ad un allenamento che si genera autonomamente: infatti la persona che apprende il metodo diventa in grado di gestire individualmente i propri stati fisici, acquisendo una sempre maggiore capacità di induzione volontaria di sensazioni specifiche, inizialmente indotta dall’esterno e gradualmente interiorizzata.

L’autogenia, secondo Schultz, è la capacità di lasciar emergere spontaneamente il proprio mondo interiore. Per far emergere il proprio progetto interno è necessario un ascolto calmo di sé, che si realizza attraverso il rilassamento profondo. Solo allora, quando si mettono a tacere le voci di sottofondo e ci si da lo spazio e il tempo di ascoltare il proprio Sé, si realizza quella profonda unità di mente e corpo che é alla base del benessere.

Il Training Autogeno nasce originariamente in campo clinico psicologico e psicosomatico per affrontare problematiche quali: disturbi funzionali e somatizzazioni di tipo neurovegetativo come cefalee, tachicardie, problemi circolatori e respiratori, disturbi digestivi; fobie e disturbi d’ansia; tic o balbuzie; disturbi del sonno quali insonnia e apnee.

Esercizi principali

Gli esercizi principali del metodo indicato da Schultz sono “basilari“(1-2) e “complementari“(3-4-5-6-7):

  1. Esercizio della pesantezza: produce uno stato di rilassamento muscolare ;
  2. Esercizio del calore: produce una vasodilatazione periferica con conseguente aumento del flusso sanguigno ;
  3. Esercizio del cuore: la concentrazione sul ritmo del battito cardiaco, come sul respiro, genera una sensazione di calma che permette di raggiungere uno stato di serenità ancora più profondo ;
  4. Esercizio del respiro: la respirazione diviene sempre piu’ profonda e spontanea, avvicinandosi a quella caratteristica del sonno ;
  5. Esercizio del plesso solare: consiste nel graduale rilassamento di tutta la zona situata al di sotto del diaframma, tra lo stomaco e la colonna vertebrale, che si collega a numerosi organi interni: stomaco, intestino, fegato, pancreas, milza, reni e ghiandole surrenali.
  6. Esercizio della fronte fresca: induce nell’individuo una sensazione di benessere e rilassamento nella zona del capo ;
  7. Proponimento: in questa fase si può inserire un proponimento rispetto a un particolare obiettivo che si può prefissare. Per esempio lo sportivo che soffre d’ansia da prestazione può visualizzare il momento della competizione in uno stato di totale rilassamento così da associare la competizione stessa ad uno stato non ansiogeno, creando una memoria interiore di calma ad un livello profondo dello stato di coscienza.

Questa tecnica è quindi un vero e proprio strumento di cambiamento che opera a tre livelli: fisiologico, fisico e psicologico.

A livello fisiologico viene favorito un riequilibrio del Sistema Nervoso e del Sistema Endocrino, entrambi strettamente connessi ai vissuti emotivi; a livello fisico, tale metodo di “autodistensione da concentrazione psichica passiva” – come il suo stesso ideatore la definì – consente in tempi brevi di intervenire efficacemente su numerosi disturbi funzionali, migliorando lo stato di benessere e di salute generale; a livello psicologico il soggetto, indotto a concentrarsi sulle proprie sensazioni corporee, ottiene un immediato alleviamento delle tensioni e dei pensieri, migliorando alcuni vissuti psicologici.

Ad oggi i campi di applicazione scientificamente validati del Training Autogeno sono molti di più e spaziano dall’ambito aziendale, dove ha permesso di migliorare le prestazioni lavorative e la motivazione, a quello sportivo dove si è dimostrato utilissimo per atleti in fase sia preparatoria di gare che di recupero dopo eventuali infortuni. Ci sono poi i corsi pre-parto, la preparazione agli esami o eventi importanti, l’ambito estetico e infine quello pediatrico in cui la tecnica si è trasformata in “fiabe per il rilassamento” dei bambini.

Potrebbero interessarti anche:

Corsi di Training Autogeno

Bibliografia

Schultz, J.H. (1968). Il training autogeno I – esercizi inferiori. Milano: Feltrinelli.

Schultz, J.H. (1968). Il training autogeno II – esercizi superiori. Milano: Feltrinelli.

Schultz, J.H. (1968). Quaderno di esercizi per il training autogeno. Milano: Feltrinelli.

Marchi, I. (2002). Teoria e pratica del training autogeno. Firenze: Demetra.

Lindemann, H. (2003). Training autogeno. Il più diffuso metodo di rilassamento. Milano: TecnicheNuove.

Hoffman, B. (1980). Manuale di training autogeno. Roma: Astrolabio.

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Filed Under: Psicologia e Benessere Tagged With: allenarsi al rilassamento, Corso di Training Autogeno, lasciare andare ansia e stress, sistema endocrino, sistema immunitario, sistema nervoso, tecniche di rilassamento, training autogeno

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