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Dott.ssa Laura Calosso | Psicologia Creativa

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Psicologia

La goccia del cambiamento

1 Dicembre 2020 by Laura Calosso Leave a Comment

Spesso reagiamo solo quando trabocca il vaso!
La goccia del cambiamento 

Ricordo, come fosse ieri, la prima volta che lessi di Leonia: una delle città che Italo Calvino immaginò descritta da Marco Polo a Kublai Khan nel suo celebre libro “Le città Invisibili” (1972).In quegli anni la raccolta differenziata era ancora un miraggio (o per lo meno lo era a Genova), ma s’iniziava a diventare sensibili rispetto ai temi che la globalizzazione stava inevitabilmente iniziando a diffondere tra le persone. Nella Leonia di Calvino, ogni giorno le persone indossavano un abito nuovo e buttavano via tutto ciò che avevano utilizzato ieri, sostituendolo. 

Il risultato?

Montagne di rifiuti venivano accatastati alla periferia della città e nessuno se ne preoccupava finché non divenivano un problema enorme per la loro impossibilità di essere smaltiti. Forse ti starai chiedendo in che modo Leonia sia correlata alla tua crescita personale… in questi giorni in cui si parlava moltissimo dell’emergenza clima, riflettevo proprio su quanto Leonia rispecchiasse la tendenza di noi esseri umani a prenderci cura di noi stessi (e delle cose che ci circondano), soltanto quando la situazione che stiamo vivendo diventa insostenibile!
Ama la goccia che fa traboccare il vaso, 
è nascosto lì dentro ogni cambiamento.
La Leonia che è in noi

Non serve ricorrere a particolari esempi per dimostrare che esista in noi la tendenza a intervenire solo dopo aver realizzato le conseguenze disastrose di un nostro atteggiamento, fino a quel momento sottovalutato:
– Prendiamo una decisione solo quando siamo messi alle strette o non abbiamo più alternativa
– Ci prepariamo per un esame o per un incontro importante soltanto quando mancano pochi giorni (o poche ore!)
– Andiamo dal medico o dallo psicologo quando la nostra sofferenza diventa insostenibile, limitando la nostra vita
– Ci accorgiamo di essere troppo stressati solo quando abbiamo esaurito ogni energia
– realizziamo che il nostro lavoro o la nostra relazione non ci rendono felici soltanto dopo mesi (se non anni) di insoddisfazioni e frustrazioni represse
– Su larga scala iniziamo a controllare a tappeto la reale situazione di tutti i ponti d’Italia solo dopo il crollo del Morandi
– Ci preoccupiamo del Pianeta quando ormai la situazione sta prendendo una piega senza precedenti
Potrei andare avanti per ore……ma non lo farò perché ciò di cui realmente desidero parlarti oggi è l’importanza della goccia che fa traboccare il vaso. 
In quella goccia si racchiude tutta la nostra forza,
la nostra capacità di reagire nonostante tutto.
La goccia che ci permette di reagire

Sicuramente abbiamo molti limiti in quanto esseri umani ma la goccia che fa traboccare il vaso ci fa reagire! esattamente come la sofferenza e il dolore ci fanno realizzare di dover cambiare attivamente qualcosa nella nostra vita se vogliamo stare bene.

Se senti che il tuo vaso è in una condizione limite, prendi in mano la tua vita adesso: può essere che tu abbia trascurato i tuoi reali bisogni, oppure che questi siano cambiati con il tempo.
Non temere: considera la tua vita formata per il 10% da ciò che ti accade e per un buon 90% da come reagisci a quello che ti accade.
 
..il tuo vaso sta per traboccare? Clicca qui e riparti da te!
Se invece in questo periodo della tua vita senti che il tuo vaso sia lontano dal traboccare, rifletti comunque su quali siano i tuoi attuali bisogni!

Se non non stai vivendo un momento di emergenza
 ti invito a riflettere sull’importanza di prenderti cura del tuo benessere soprattutto adesso, per prevenire ancora prima di curare eventuali sintomi, fisici o psicologici, che potrebbero insorgere nel caso in cui non facessi nulla per fermarne la comparsa.

C’è sempre qualcosa da migliorare!
Nel tuo caso, di quale sfera della tua vita puoi iniziare a prenderti cura?
Se non sai da dove iniziare e temi di non avere il tempo per farlo, non rimandare e piuttosto prendi un appuntamento, in agenda, con te stesso!
Ricorda: non è mai troppo tardi per migliorarsi.
Se vuoi di più, diventa di più.
Se hai piacere di condividere con me le tue riflessioni personali su questo tema contattami. Sarò felice di sostenerti nel tuo percorso di crescita!

Filed Under: Riflessioni Tagged With: Ansia, benessere, cambiamento, crescita personale, depressione, italo calvino, leonia, Psicologia, psicologo genova, psicoterapia, reagire, stare bene con se stessi

Trova il tuo Ikigai

1 Maggio 2020 by Laura Calosso Leave a Comment

Trova il tuo Ikigai

Trova il tuo IKIGAI e troverai il tuo CENTRO

Chi già mi conosce sa che i primi di marzo sarei dovuta partire per un ritiro in Giappone 🇯🇵…per ovvie ragioni non sono potuta andare ma, durante i mesi precedenti alla partenza, ho potuto gustarmi un altro tipo di viaggio: quello nell’affascinante cultura giapponese… é così che ho scoperto il concetto di Ikigai:

🔴IKIGAI – dal giapponese 生き甲斐 – significa “una ragione per esistere” o “qualcosa per cui vivere”, quindi ciò che ci motiva ad alzarci dal letto ogni giorno!

Cos’è l’Ikigai?

Se pensate alla vostra vita come a un fiore💮, l’Ikigai sarà il suo centro: ciò che tiene unite tutte le sue parti.

Un proverbio giapponese dice “dieci persone, dieci colori : ciascuno di noi é unico e dà priorità a cose differenti… per questo qualcuno troverà il proprio Ikigai nel lavoro e qualcun’altro, ad esempio, nella famiglia.

[Nella realtà contemporanea, in cui passiamo la maggior parte del tempo al lavoro, spesso l’IKIGAI si trova più frequentemente nella propria professione]

Ikigai: come trovarlo nella pratica

Prepara carta e penna e ricopia l’immagine sopra, riempendone gli spazi a partire dalle risposte alle seguenti domande:

1 – Cosa amo o desidero fare maggiormente nella mia vita?

[Qualcosa che si ama]

2 – In cosa ho talento?

[Qualcosa per cui si ha talento]

3 – In che modo potrei dare un contributo rispondendo a un bisogno del mondo?

[Qualcosa di cui il mercato ha bisogno]

4 – Cosa potrebbe permettermi di essere retribuito e quindi di vivere dedicandomi a quello e di farne una vera e propria professione?

[Qualcosa per cui si viene pagati]

L’IKIGAI è quel fattore che, nella tua vita, ti permette di unire tutti questi punti…e rappresenta, come dicono i francesi, la tua raison d’être, una ragion d’essere, il tuo profondo scopo in questa esistenza.

Non avere fretta e armati di pazienza: potrà volerci del tempo ma ti sarà sicuramente utile per sfruttare al meglio il tuo potenziale e diventare la versione migliore di te stesso!

Contattami per farmi sapere cosa ne pensi o per chiedermi qualunque cosa possa esserti d’aiuto! In questo modo mi permetterai di esprimere anche il mio personale Ikigai.

Buona ricerca! 🙏🏼 

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Filed Under: Riflessioni Tagged With: crescita personale, giappone, ikigai, Psicologia, psicoterapia, psicoterapia della gestalt

lasciare andare ansia e stress

25 Novembre 2019 by Laura Calosso Leave a Comment

lasciare andare ansia e stress

“Il primo passo non ti porta dove vuoi, ma ti toglie da dove sei”

L’ansia è un fenomeno complesso e universale di cui tutti facciamo esperienza e svolge una importante funzione adattiva.

Sei spesso ansioso o stressato?

Il primo passo è l’accettazione di ciò che stiamo vivendo, che non significa rinuncia passiva al cambiamento ma esplorazione e conoscenza dei propri limiti. 

L’unico problema con le emozioni meno piacevoli come l’ansia, la paura e la tristezza è che vuoi sbarazzartene, senza comprendere che sono benedizioni sotto mentite spoglie, indice della presenza di un campanello d’allarme per qualcosa che non va e che sarebbe bene cambiare.

Non riesci a lasciare andare pensieri ansiosi o stressanti?
Il tuo corpo ti invia segnali d’allarme che non riesci a controllare?

Imparando a conoscere e gestire le tue emozioni nel corpo, anche attraverso esercizi mirati, potrai diventare alleato dell’ansia, senza che ti impedisca di vivere serenamente!

Lao Tzu, fondatore del Taoismo diceva: se vuoi liberarti di qualcosa devi prima lasciare che si espanda. Così, se vuoi liberarti dall’ansia, devi lasciare che prosperi dentro di te, senza combatterla, senza fuggire da essa, basta prenderne consapevolezza. Solo allora inizia la trasformazione.

Clicca qui e ricevi subito la mia traccia audioguidata di rilassamento via email 

Ecco 7 suggerimenti per lasciare andare ansia e stress

Il segreto per convivere con stress e ansia risiede nella pazienza e nel coltivare la presenza mentale. Ecco alcuni punti importanti per iniziare a coltivare uno stato d’animo positivo anche nei momenti d’ansia e stress:

1. Concentrati sul respiro

Se la nostra vita è troppo frenetica possiamo comunque ricordarci di respirare profondamente portando la nostra attenzione all’addome, oltre che sul petto. In questo modo praticheremo una respirazione più completa che svolgerà una funzione rilassante e distensiva.

Se non hai mai fatto questo genere di esercizi può aiutarti ripetere mentalmente una frase come “Inspiro calma ed espiro tutti i pensieri”.

Trova il tempo di allenare la respirazione, i benefici sono innumerevoli:

  • maggiore equilibrio emotivo
  • maggiore ossigenazione del cervello e rallentamento del battito cardiaco
  • migliore gestione di stress e ansia
  • maggiore consapevolezza posturale
  • miglioramento delle relazioni interpersonali
  • più sicurezza e lucidità nel prendere decisioni
  • aumento del flusso di energia vitale

2. Presta la più completa attenzione a ciò che stai facendo

Lasciamo che le semplici attività quotidiane diventino una sorta di meditazione, svolgiamole con totalità, come fossero la cosa più importante da fare in quel momento.

Cerchiamo di fare solo una cosa alla volta. Impariamo a prestare la massima attenzione a ciò che accade momento dopo momento, lasciando che sia così com’è, vivendolo in tutta la sua interezza.

Cerchiamo di far nostro un semplice esercizio: ogni volta che ci rendiamo conto che la nostra mente è altrove rispetto a ciò che stiamo facendo, richiamiamoci al presente e congratuliamoci con noi stessi per essercene accorti.

3. Trova del tempo per te e per fare le cose che ami

Se la tua vita ultimamente si è ridotta alla soddisfazione dei bisogni primari tuoi, e magari anche della tua famiglia, dedica del momento interamente a te. Potresti avere una passione rimasta nel cassetto alla quale ti piacerebbe dedicare più energie. Ecco, potresti iniziare proprio da quella per coltivare dei momenti di qualità insieme a te stesso. Se pensi che la buona volontà non basti, inizia a scrivere il tuo nome in agenda, programmando questi momenti. Vedrai, sarà rivoluzionario!

4. Non giudicarti

Continuare a darti addosso con pensieri negativi non ti servirà a nulla. Piuttosto quando ti accorgi che stai nuovamente “cadendo” in un circolo vizioso di pensieri stressanti, congratulati con te stesso per essertene accorto e riporta l’attenzione su ciò che stavi facendo. Le parole che ci diciamo sono importanti, il nostro corpo le assorbe come una spugna e il rischio è quello di sviluppare disturbi psicosomatici (cefalee, gastriti ecc…) .

5. Utilizza le tue stesse parole per rilassarti

In qualsiasi momento della tua giornata puoi provare a ripeterti mentalmente alcune frasi che non contengano negazioni (è stato provato che il nostro cervello non le “legge”), che siano al presente e che contengano l’affermazione di ciò che desideri. Ad esempio puoi ripeterti “io sono rilassato” fintanto che non riesci a percepire questa sensazione nel corpo (ad esempio percependoti più tranquillo di quando hai iniziato l’esercizio). Un suggerimento: sii paziente, è possibile che all’inizio tu non creda alle tue parole, per cui non demordere! Ricorda che non si raggiunge il decimo piano, senza prima aver salito ogni piccolo gradino.

6. Ascolta il tuo corpo

Imparare ad ascoltare le sensazioni che accompagnano un gesto spontaneo e naturale come il respiro, apre un canale di comunicazione profonda con i movimenti di vita essenziali del tuo corpo.

Quando siamo in autobus, quando facciamo una passeggiata prestiamo attenzione alle nostre sensazioni corporee, al respiro, ai suoni intorno a noi, alle piante dei piedi che toccano il suolo. Sembrano banali esercizi, ma se praticati con costanza hanno un grande potere trasformativo. Basta provare. Prendi coraggio!

Se fai attività sportiva o palestra, la prossima volta prova a restare in ascolto delle sensazioni fisiche che provi durante l’esercizio fisico. Nota come cambia l’esperienza portando l’attenzione ad esempio esclusivamente ai tuoi piedi o alle tue mani.

Puoi provare inizialmente da seduto portando le  mani posate sulle gambe e restando in ascolto delle sensazioni di contatto tra le mani e le gambe (temperatura, contatto ed eventuali formicolii o vibrazioni)

7. Apprendi una pratica meditativa

La meditazione è l’arte della presenza del vivere. Nei miei percorsi, ancora prima di insegnarti a ritagliare dello spazio per meditare, ti insegno a rendere le tue attività quotidiane momenti di vera e propria meditazione.

Scopri il mio percorso di 10 settimane IO Medito

Come funzionano ansia e stress?

Quando ci troviamo di fronte ad una minaccia fisica o psicologica, il nostro organismo mette in funzione una reazione di allarme che ci prepara a combattere o a fuggire: si attivano, quindi, tutte quelle funzioni neurovegetative come l’aumento della frequenza respiratoria e cardiaca, sudorazione, tensione muscolare e un conseguente maggiore afflusso di sangue ai muscoli. Improvvisamente diventiamo molto svegli e attenti, le percezioni sensoriali si acuiscono, il sistema digestivo si arresta. Viene inoltre stimolata la ghiandola pituitaria che è responsabile della secrezione di altri ormoni della corteccia surrenale; ci troviamo di fronte ad una reazione di stress, funzionale alla nostra sopravvivenza.

Il problema sorge quando non siamo in grado di servirci in modo costruttivo e adattivo di questi meccanismi. La sovreccitazione dovuta alla reazione allo stress può diventare uno stile di vita, una reazione abituale ad una situazione stressante.
Non è raro, infatti, che molti individui si sentano costantemente tesi, soffrano di aritmie cardiache e siano vittime di tensioni croniche che coinvolgono i muscoli delle spalle, la mandibola, la faccia.
Lo stress potrebbe diventare cronico e portare a gravi conseguenze per la nostra salute fisica e psicologica.

Contattami

Prenota il tuo primo appuntamento: troveremo insieme le strategie più adatte a te per affrontare i momenti di stress, ansia e tensione che stai vivendo.

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Se sei depresso stai vivendo nel passato,
se sei ansioso, stai vivendo nel futuro,
se sei in pace, stai vivendo nel presente

Lao Tzu

Bibliografia

Dennis Lewis (1999) Respirazione naturale Tecniche Nuove.
Kabat-Zinn, J., (1993) Vivere Momento per Momento; Tea Edizioni.
Kabat-Zinn, J., (2011). Dovunque tu vada ci sei già, in cammino verso la consapevolezza; Tea Edizioni.
Lao Tzu (a cura di Browne Walker B., 2009). Tao Te Ching; Oscar Mondadori

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Il segreto per la felicità?

10 Settembre 2019 by Laura Calosso Leave a Comment

Il segreto per la felicità?

..esercitare la tua gratitudine, ogni giorno!

La felicità è uno stile di vita, nasce dalla sana abitudine di apprezzare ciò che hai, piuttosto che dalla cattiva abitudine di concentrarti su ciò che ancora non hai.

È qualcosa che, in qualche misura, va di controtendenza con ciò che sei abituato a fare quotidianamente: pensare a tutti i problemi che si presentano nella tua giornata.

lI segreto è quindi andare contro la tendenza del tutto normale, in quanto legata alla sopravvivenza, di pensare ai problemi. Il che non significa non occuparti più di come risolvere le questioni quotidiane, quanto piuttosto dare voce anche ai punti di forza delle tue giornate e ai momenti piacevoli che la vita ti sta già riservando, anche se non ci poni l’attenzione.

Se vuoi diventare una persona più serena e felice puoi iniziare fin da subito a esercitare la tua gratitudine.

Ecco le 3 fasi per esercitare la gratitudine
ed essere più felice:

1 – Presta attenzione a ciò di cui sei grato.

Spesso le cose più importanti nella tua vita sono quelle che stai dando già per scontate. Potrebbe trattarsi di persone (partner, parenti, amici o colleghi, clienti o persone che sono state importanti anche solo per un periodo della tua vita), animali, esperienze vissute, elementi naturali o luoghi, il cibo che mangi o qualsiasi cosa che ti renda sereno o felice nel quotidiano.

2 – Scrivi di cosa (o con chi) ti senti grato.

Prima di andare a dormire, per almeno una settimana fai un elenco di 5 cose/persone che ti rendono grato e se ti sembra di non avere nessuna ragione per esserlo: ricorda di cercare nelle cose che dai per scontate.

3 – Esprimi la tua gratitudine.

Scegli una delle cose che hai scritto durante la settimana e, se si tratta di una cosa, chiediti: a chi devo essere grato per questo? Se te la senti comunicalo proprio al diretto/a interessato/a..ma ricorda: fallo senza aspettative: il fatto che tu abbia deciso di portare la tua gratitudine a una persona non implica automaticamente che lui/lei debba essere grato con te per questo tuo gesto. È qualcosa che devi sentire col cuore, senza desiderare nulla in cambio!

La gratitudine è un circolo virtuoso!
Vedrai che più sarai sinceramente grato e più, a tua volta, riceverai gratitudine.

Cosa aspetti? Inizia da ora, sei già a un passo dall’essere più felice di quanto non lo fossi prima.


Voglio iniziare anch’io con te: “di cosa sono grata oggi?”

Stamattina a colazione ho guardato una puntata di our planet (il nostro pianeta). Si tratta di una serie documentaristica, che forse già conoscerai, dedicata alla natura e ai cambiamenti (climatici e non) che stanno avvenendo sul nostro pianeta. 

Mi ha colpito molto la storia di una mandria di elefanti della Namibia che, a causa della scarsità di cibo nelle zone solitamente da loro abitate, si trovava a migrare per chilometri e chilometri, guidata dalla memoria un’esemplare femmina molto anziana che li stava portando in un posto ricco di nutrimento, da lei visitato molti anni prima.

Osservando queste brevi riprese ho riflettuto sull’importanza di ciò che mi è stato tramandato. In particolare ho provato un profondo senso di gratitudine verso mia nonna Silvana, che mi ha insegnato ad apprezzare molte cose, tra cui la buona cucina.
Mi sono sentita ancora più grata perché nonostante i suoi 96 anni d’età posso ancora telefonarle per dirglielo, ricevendo come risposta “ma davvero? giovedì allora cosa vuoi che ti faccia per pranzo?”
Non è un caso che mi sia venuta in mente proprio lei: è conosciuta da tutti per la sua memoria da elefante e perché, pur avendo perso quasi del tutto la vista, ha sviluppato un tatto sopraffino: vive ancora da sola, cucina con mani esperte e ricorda i numeri di telefono tutti a memoria.

Cosa voglio dirti con questo.. a parte suggerirti, nel caso in cui non lo abbia già fatto, di guardare anche tu Il mio pianeta?


Che, qualsiasi sia la tua storia, essere felice è una scelta che può diventare un’abitudine e così, un allenamento quotidiano!

Se sei curioso, qui trovi il trailer italiano di Our Planet, chissà che anche tu non possa trarne ispirazione:

A presto!

Laura

Filed Under: Riflessioni Tagged With: benessere, felicità, gratitudine, Meditazione, Psicologia, psicologo a Genova

Il dilemma dell’autenticità

14 Luglio 2019 by Laura Calosso Leave a Comment

Il dilemma dell’autenticità

“Essere” o “dover essere”? È il dilemma dell’autenticità

Ieri pomeriggio, sfogliando “La Terapia Gestaltica Parola per Parola” di Fritz Perls, ho avuto modo di riflettere su uno dei problemi forse più diffusi dei nostri tempi: essere o dover essere?

Spesso non ne siamo consapevoli. Per questo può essere utile spendere qualche minuto a riflettere sul se e quanto ci riguardi da vicino:

Sei più disposto a perseguire la realizzazione autentica di te stesso (l’essere) o la realizzazione dell’immagine di te stesso in base alle aspettative o convinzioni degli altri (il dover essere)?

Sono molti quelli che dedicano la propria esistenza a realizzare una loro concezione di come dovrebbero essere, invece di realizzare se stessi. Questa differenza tra realizzazione di sé e realizzazione della propria immagine di sè è molto importante. La maggior parte delle persone vive soltanto per la propria immagine.

F. Perls

Ecco che l’essere o non essere, alla radice dell’indecisione che impediva ad Amleto di agire, si rinnova oggi nella questione dell’essere o dover essere. Un dilemma che credo possa considerarsi, ad oggi, uno dei punti cardine della sofferenza del nostro vivere moderno.
Infondo a questo articolo troverai un esercizio pratico per iniziare a riflettere su questo tema.. buona lettura!

Quando i “dover essere” creano sofferenza?

Come puoi immaginare, per perseguire un’immagine ideale di come dobbiamo essere, ci basiamo su un’idea e/o su giudizio rispetto a ciò che sia giusto o adatto fare, in base all’immagine cui vogliamo tendere. Per tendere a questo ideale, in qualche modo, esercitiamo un controllo.

Il problema del controllo

Più siamo impegnati a perseguire il nostro ideale di come dobbiamo essere, più esercitiamo un controllo e più tendiamo a mettere in atto comportamenti rigidi che spesso, paradossalmente, vanno a interferire con la nostra vita.

Ogni tipo di controllo esterno – anche il controllo esterno interiorizzato del “tu dovresti” – interferisce con il funzionamento sano dell’organismo

F. Perls

In questo senso, a partire da un’ideale interiorizzato di come dovremmo essere, tendiamo a rispondere in modo ripetitivo, in quanto familiare e rassicurante, senza rischiare la novità di entrare davvero in contatto con l’altro o con l’ambiente che ci circonda senza esercitarvi un controllo.

Paradossalmente crediamo di poter controllare l’ambiente col nostro comportamento: “se sarò impeccabile, sarò accettato dagli altri”, ma come ben sappiamo, il fallimento di questo assunto nasce dal momento stesso in cui viene applicato in modo rigido. Inoltre essere impeccabili non determina automaticamente l’accettazione da parte degli altri, anzi, la nostra rigidità nell’essere sempre impeccabili potrebbe divenire persino ragione di antipatia nei nostri confronti da parte di colleghi e/o amici.

Credo che tutti noi, almeno una volta nella vita, ci siamo trovati a fare i conti tra una spinta spontanea del nostro essere, in contrasto con l’ideale di come riteniamo piuttosto di dover essere. Questo, a volte, crea confusione nelle nostre scelte, facendoci perdere di autenticità e spontaneità.

L’ideale di me…

Perls chiamava questa attitudine la maledizione dell’ideale, si riferiva alla maledizione del non dover essere ciò che si è.

Perché perseguire un ideale? Forse perché non riteniamo di essere abbastanza? Forse perché abbiamo imparato che per essere amati o stimati abbiamo bisogno di confermare le aspettative degli altri?

…dove l’ho imparato?

Spesso l’ideale cui tendi è qualcosa che hai interiorizzato fin da tempi remoti. Ti accorgi che è così quando alla domanda “chi ha deciso che devo essere così?” rispondi “io” oppure “non lo so” e alla domanda “da quanto è così?” tendi a rispondere “da sempre”.

Un esercizio per te

Quali sono gli ideali, che ti condizionano nella quotidianità?

1 – Scrivi i 7 “devo essere..”

Il mio invito, molto pratico, è quello di prendere ora un foglio e di scrivere una lista dei primi 7 “devo essere..” che ti vengono in mente, senza pensarci troppo. Di seguito hai alcuni esempi :

“devo essere impeccabile”;
“devo essere interessante”;
“devo essere bello/a”;
“il mio lavoro deve essere perfetto”…

2 – Completa la frase con “per..”

Una volta evidenziati i tuoi 7 punti, completa ciascuna frase aggiungendo all’ideale l’utilità che lo contraddistingue. Puoi farlo semplicemente aggiungendo “per” come negli esempi di seguito:

“devo essere impeccabile per essere accettato dagli altri”;
“devo essere interessante per piacere agli altri”;
“devo essere bello/a per essere amato/a”;
“il mio lavoro deve essere perfetto per avere la stima dei miei colleghi”…

3 – Dove l’ho imparato?

A questo punto puoi scrivere accanto ad ogni frase dove pensi di averlo imparato ad esempio se in famiglia (con genitori o fratelli) , a scuola o attraverso altre specifiche esperienze della tua vita.

4 – Pratica 7 giorni di consapevolezza

Ora che hai stilato la tua lista di ideali, diventane consapevole nella quotidianità. Il mio invito è quello di associare ad ogni punto un giorno della settimana. Dedica ogni giorno della settimana, a partire da domani, a divenire consapevole del modo con cui tendi a perseguire quell’ideale.

Non ti resta che iniziare a scrivere.. buona pratica!

Se desideri andare a fondo su questo tema non esitare a contattarmi!

Bibliografia

Perls F.(1980), La terapia gestaltica parola per parola, Astrolabio editore.

Filed Under: Psicologia e Benessere Tagged With: Ansia, autenticità, autostima, benessere, citazioni Fritz Perls, consapevolezza, controllo, dover essere, esercizio pratico, ideale, perls, Psicologia, psicoterapia, psicoterapia della gestalt, Stress

Conoscersi attraverso l’altro

15 Agosto 2018 by Laura Calosso Leave a Comment

Conoscersi attraverso l’altro

Attraverso il contatto con l’altro
conosciamo noi stessi

Siamo tutti collegati. La nostra esperienza è inevitabilmente interconnessa con quella di altre persone come noi. I problemi, spesso, nascono nelle relazioni ed è proprio all’interno di queste che trovano la loro soluzione.”
Laura Calosso

Chi non ha mai provato un percorso di psicoterapia può essere inizialmente scettico sulla sua utilità: “Perché andare da uno psicoterapeuta?”. Per rispondere a questa domanda ho deciso di scrivere questo articolo e trattare quelli che sono i fondamenti del mio lavoro clinico e umano con le persone.

La cura del contatto

Il mio approccio affonda le sue radici nella Psicoterapia della Gestalt. Si tratta di un approccio interattivo, dove la consapevolezza passa attraverso il contatto con l’altro.
In che senso? Attraverso l’interazione e la relazione co-costruita con il terapeuta è possibile esplorare e osservare quell’insieme di meccanismi che si ripropongono nella vita della persona.

A partire dall’ascolto dei bisogni nel presente, si diventa consapevoli delle paure che governano le scelte (o non scelte) e si prende coscienza di eventuali blocchi emotivi alla base della sofferenza, per superarla.

L’approccio gestaltico fornisce un sostegno pratico per divenire consapevoli dei messaggi di sofferenza nascosti nei sintomi,
rendendo possibile il cambiamento della persona a partire dal proprio interno. 
Laura Calosso
Possiamo dire che questo approccio sia olistico ed esperienziale.
  • Olistico perchè integra al colloquio clinico tecniche di consapevolezza psico-corporea, oltre che all’osservazione del linguaggio non verbale (con rimando a voce, gesti, tensioni ed espressioni)
  • Esperienziale perchè si basa sull’esperienza della relazione nel qui e ora tra paziente e terapeuta.

Ascoltare i sintomi, per superarli

I sintomi sono il frutto di un adattamento che è stato utile in passato, ma che col cambiare delle circostanze di vita non è più funzionale, creando un disagio. Spesso tendiamo a trattarli come “altro da noi”, ma soltanto imparando ad accoglierli e comprenderli, è possibile creare le basi per lasciarli andare.

Alla base di questo processo c’è un’importante assunzione di responsabilità.

Se ti assumi la responsabilità di quello che stai facendo,
del modo in cui produci i tuoi sintomi,
del modo in cui produci la tua malattia,
del modo in cui produci la tua esistenza
– al momento stesso in cui entri in contatto con te stesso –
allora ha inizio la crescita, ha inizio l’integrazione”
Fritz Perls

Di seguito elencherò quelli che, a livello internazionale, sono riconosciuti come i fondamenti della Psicoterapia della Gestalt nella pratica clinica.

I fondamenti della Gestalt

  1. L’importanza di vivere nel qui e ora. L’unica vera realtà è il presente. Laura Perls (1992) affermava che «quanto esiste, esiste qui ed ora; il passato esiste ora come memoria, nostalgia, rimpianto, risentimento, fantasia, leggenda o storia. Il futuro esiste qui e ora nel presente attuale come anticipazione, pianificazione, saggio, aspettativa e speranza o timore o disperazione”.
    L’arte del qui e ora si sviluppa nella continua attenzione alla reale esperienza vissuta nel presente, in ogni istante dell’esistenza, favorita anche dalle pratiche di consapevolezza corporea ed emotiva.
  2. La consapevolezza di per sé può essere curativa. Con una piena consapevolezza si diventa responsabili dell’autoregolazione del proprio organismo. Inoltre, solo se prendiamo atto di una situazione possiamo modificarla.
  3. Il corpo come strumento privilegiato per divenire consapevoli delle proprie tensioni e dei propri blocchi emotivi. La Gestalt ha un approccio esperienziale in quanto invita la persona a sperimentare quanto più di sé stessa, diventando consapevole dei propri gesti, della respirazione, delle sensazioni corporee, delle emozioni, della voce e delle proprie espressioni facciali, nonché dei pensieri.
  4. La sofferenza e ogni sintomo psico-fisico sono un campanello d’allarme che contiene un messaggio per noi. L’organismo ci segnala che ha bisogno di cambiare perché non è più in equilibrio.
  5. L’unica costante dell’Universo è il cambiamento. L’uomo, per mantenere il benessere nel proprio ambiente esteriore ed interiore, adotta un processo permanente di adattamento creativo. Per processo s’intende un continuo adattamento (sempre diverso dal precedente) alle situazioni interne ed esterne che si presentano alla persona. Attraverso la capacità creativa di organizzarsi e riorganizzarsi in base alle diverse circostanze, l’uomo tende a ristabilire la propria integrità. La fondamentale spinta alla vita e alla salute ci permette, attraverso questa funzione, di ritrovare il benessere quando lo perdiamo.
  6. Siamo tutti connessi e in relazione con l’ambiente. Non si può curare una persona senza tenere conto dell’ambiente psicologico, fisico ed emotivo in cui vive. La Gestalt interviene sulle interruzioni del processo di autoregolazione al confine di contatto tra l’individuo e il suo ambiente.
  7. Il tutto è diverso dalla somma delle sue parti. La Gestalt sottolinea che per comprendere un comportamento è importante, oltre che analizzarlo, averne una visione di campo. Ovvero cercare di percepirlo nell’insieme del contesto complessivo (approccio olistico) di quell’individuo. L’approccio gestaltico considera importante l’intera esperienza di vita di una persona: fisica, psicologica, intellettuale, emotiva, relazionale e spirituale.
  8. L’importanza dell’autenticità per sentirsi liberi: se per proteggere la nostra immagine di fronte agli altri recitiamo continuamente dei ruoli (es. il bravo figlio, il buon marito, il bravo lavoratore ecc..), il messaggio implicito verso noi stessi è che non abbiamo il  diritto di esistere così come siamo. Ciò che la terapia della Gestalt tenta di fare è di portare l’uomo ad accettarsi per ciò che è e non per ciò che potrebbe o vorrebbe essere. Si propone di aiutare la persona facilitando l’attivazione delle sue risorse, senza imposizioni esterne. Se ci portiamo con autenticità nel mondo, scopriamo la possibilità realizzarci per ciò che realmente siamo.
  9. Ogni persona è esperta di sé stessa. In questo processo il professionista ha il compito di sostenere e aiutare la persona a trovare la propria strada. Questo concetto include anche l’idea che non vi sia una normalità o una via giusta da perseguire. La realizzazione personale è unica per ciascuno.
  10. Il processo di integrazione delle parti. Su questo punto si concentra una delle tecniche più conosciute della Gestalt: la sedia calda (o sedia vuota) che aiuta le persone ad integrare l’esperienza vissuta da parti di sé contrastanti, o a “mettersi nei panni” delle persone con cui sono in conflitto, così da riappropriarsi delle proprie proiezioni(quelle parti del nostro vissuto che proiettiamo sull’altro).

La consapevolezza di per sé può essere curativa.
Dato che con una piena consapevolezza si diventa autoconsapevoli
dell’autoregolazione dell’organismo,
si può lasciare che l’organismo prenda in mano la situazione senza interferire,
senza interrompere: della saggezza dell’organismo ci si può fidare.
Di contro a questo atteggiamento troviamo l’intera patologia
dell’automanipolazione, del controllo ambientale e via dicendo,
che interferisce con i sottili meccanismi dell’autoregolazione dell’organismo”
Fritz Perls

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Psicosomatica e Pnei

17 Dicembre 2016 by Laura Calosso Leave a Comment

Psicosomatica e Pnei

Somatizzare: stress e quotidianità

Psicosomatica e Pnei lo dimostrano : una maggiore consapevolezza emotiva e corporea, aiuta a superare problemi di somatizzazione dovuti ad ansia e stress.

Ora ti invito a dedicare un momento per rispondere alle seguenti domande :
1. Consideri frenetica la tua quotidianità?
2. Riesci a ritagliare un momento quotidiano per te?
3. Vorresti che le giornate avessere più ore per fare tutto con più calma?
4. Hai perso la motivazione o l’interesse nelle tue attività quotidiane?
5. Ti sembra di risentirne sia a livello fisico che psicologico?
6. Ti hanno mai diagnosticato un disturbo psicosomatico o non hanno individuato la causa di un tuo malessere fisico?

Se hai risposto Sì ad almeno una di queste domande sei nel posto giusto e ti consiglio di continuare a leggere questo articolo.

Lo sapevi che ad oggi è stato dimostrato che la reazione prolungata allo stress è una delle cause principali per l’insorgere di malattie? Si tratta di disturbi provocati dall’attivazione del “sistema di allarme” del nostro organismo. Sono difficili da individuare ma non meno reali di tutti gli altri disturbi, e sono strettamente legati al nostro stile di vita.

Disturbi Cardiovascolari e Depressione

Statistiche mondiali rivelano che tra le prime cause di morte al mondo vi siano le patologie cardiovascolari. Disturbi per cui, come sappiamo, risulta evidente non solo una predisposizione di base, ma anche uno stile di vita sfavorevole per la salute.

Ciò che rende queste evidenze rilevanti, da un punto di vista clinico e sociale, è lo stretto legame tra malattie cardiovascolari e depressione.
In particolare due recenti studi hanno dimostrato la vulnerabilità a malattie cardiovascolari in presenza di quadri diagnostici depressivi (Rugulies R., 2002; Wulsin L.R., Singal B.M., 2003).
Entrambi gli studiosi hanno evidenziato, dall’analisi della letteratura del periodo storico compreso tra il 1966 e il 2000, il rischio di sviluppare patologie cardiovascolari in un arco di tempo di 4 anni per coloro, senza disturbi cardiaci, esposti a depressione (Porcelli P., 2009).

Il legame tra depressione e disturbi cardiovascolari e mortalità è allora spiegato dalla risultante di cause concatenate quali:

  1. I fattori biologici (ipertensione, ipercolesterolemia, dislipidemia, sedimentazione di placche nelle arterie, processi infiammatori, bassa variabilità del battito cardiaco, tossicità cardiaca degli antidepressivi)
  2. Stile di vita (fumo, consumo di alcol, scarsa attività fisica, obesità)
  3. Comportamento di malattia (scarsa aderenza al trattamento, scarsa attenzione per le proprie condizioni di salute; Wulsin et. al, 2003 in Porcelli P., 2009, p. 12)

I risultati di queste ricerche pongono ulteriori solide basi alle affermazioni finora esposte riguardo l’intreccio e il valore multifattoriale di quei disturbi considerati esclusivamente biologici o psicologici.

Psicosomatica e Pnei: il nuovo ponte tra Medicina e Psicologia

La Scienza ha sostenuto per molto tempo la scissione mente – corpo, cosa che ha inevitabilmente inciso sull’approccio medico e psicologico circa la sofferenza psicofisica.
La Psicosomatica è una branca sia della medicina che della psicologia clinica, che indaga la connessione tra un disturbo somatico (fisico) e la sua causa di natura psicofisica.

Il corpo si è dimostrato uno degli strumenti più potenti che abbiamo a disposizione per conoscere più approfonditamente noi stessi e gli altri.

Il progresso scientifico, abbracciando la tradizione, suggerisce l’efficacia di tutte quelle pratiche olistiche che permettono di acquisire una maggiore consapevolezza emotiva e corporea.
Lo stretto legame tra mente e corpo è stato in seguito tradotto in studi scientifici relativi a depressione, ansia, sofferenze legate alla sfera lavorativa e relazionale, facendo emergere la profonda validità di queste strategie per vivere una vita serena e un benessere duraturo.

Mente e Cervello: un falso dilemma

Ma allora come siamo arrivati a dividere tra mente e corpo? Probabilmente è stato un processo graduale dopo la rivoluzione del pensiero cartesiano.
Nonostante questa separazione sia stata utile per studiare nel dettaglio il corpo umano e tutte le sue diverse funzioni, quando si guarda al benessere globale, risulta riduttivo fermarsi ad analizzarne solo una parte.
Questo non significa che non sia utile curare un disturbo medico con i dovuti accorgimenti, quanto piuttosto non limitarsi a ricercarne le cause unicamente biologiche o fisiche, quando potrebbero essercene altre più insidiose, ma non meno potenti, come quelle psicologiche (a seguito di stress, traumi, lutti, blocchi emotivi ecc..).

Secondo Pietro Calissano, che dal 1987 dirige l’Istituto di Neurobiologia del CNR:

Molti studiosi (…) sostengono una netta dicotomia fra attività cerebrali (tra cui lo ribadiamo per chiarezza, il movimento di un braccio, la percezione di un suono o di un dolore etc.) ed attività mentali come, appunto il pensiero o l’autocoscienza. Non a caso il mondo della medicina è, a livello accademico, ancora diviso in due corpi di insegnamento distinti e talvolta in contrasto fra loro: gli psichiatri, con le loro numerose varianti basate sul prefisso psiche (psicologi, psicoanalisti etc.) che analizzano le attività ‘mentali’, ed i neurologi, i neurochirurghi, i neurobiologi che si occupano del funzionamento delle attività cerebrali. (2001, p.13)”.

Il dualismo, di cui parla Calissano, è in particolare quello che riguarda la mente e il cervello.
Come ben sappiamo, l’uomo è dotato di un sistema di apparati e organi interni che possono ammalarsi o essere colpiti da alcuni “malfunzionamenti” a vari livelli.
Molto spesso siamo indotti a ridurlo ad un insieme di processi biochimici considerandolo come se fosse solo un corpo, senza comprenderne il complesso sistema di influenze ambientali e psicologiche invisibili ad un’analisi meramente fisica e superficiale.

Al tempo stesso, quando affermiamo la centralità della mente per quanto concerne la sofferenza psichica, attuiamo uno speculare riduzionismo nel considerarla come qualcosa di separato dal corpo fisico che la esprime e la porta nel mondo quotidianamente.

La mente incarnata

Pertanto, ha davvero senso prescindere l’attività mentale dal complesso sistema cerebrale e corporeo che la supporta per valutare il benessere della persona?

Ad oggi è difficile pensare di scindere mente e cervello così nettamente, soprattutto considerandoli il risultato di un complesso insieme di fattori biologici e psicologici in continua relazione tra loro e con una realtà ambientale e sociale in grado di modificarne gli equilibri.

La Psiconeuroendocrinoimmunologia (Pnei)

Parallelamente allo sviluppo della medicina psicosomatica, si sviluppa la Psiconeuroendocrinoimmunologia (Pnei), una disciplina neuropsicologica con forti basi scientifiche, chimiche e biologiche che assolve al bisogno d’integrazione disciplinare tra medicina e psicologia. Tale modello nasce in Europa, attorno agli anni ’30 del Novecento, con le ricerche di Hans Seyle in materia di neurobiologia dello stress e “rappresenta la più robusta controtendenza al paradigma meccanicista e riduzionista che, a partire dalla seconda metà del XIX secolo, diventa dominante in biomedicina”(Bottaccioli, 2008, p.13).

Questa disciplina, nonostante coinvolga le più avanzate tecnologie, si radica in una concezione di guarigione molto legata alla medicina antica, di origine orientale ed occidentale.
Gli studi di psiconeuroendocrinoimmunologia (Pnei) da molti anni hanno tradotto queste basi teoriche in dati scientifici, che rigorosamente dimostrano come avvenga il collegamento tra emotività e patologia somatica (Bagnoli A., 2014).

I processi di risposta immunitaria

Nello specifico la Pnei studia come le influenze del Sistema Nervoso Centrale e del Sistema Endocrino possano modificare la risposta del Sistema Immunitario. In questo meccanismo, anche le comunicazioni bidirezionali fra i vari sistemi possono modificare la risposta infiammatoria. Ad esempio lo stress cronico può fare insorgere fenomeni di ansia e depressione dovuti a un’omeostasi instabile del corpo (Bagnoli A., 2014).

Somatizzazione ed emozioni

Oggi è quindi possibile affermare scientificamente ciò che ai primi del Novecento scriveva Gustav Carl Jung: “un cattivo funzionamento della psiche può fare molto per danneggiare il corpo e allo stesso modo una malattia somatica può danneggiare la psiche”. Gli studi di psiconeuroendocrinoimmunologia dimostrano che la tendenza a somatizzare sia più propriamente presente in coloro che non riescono a riconoscere o ad esprimere le proprie emozioni (Bagnoli A., 2014). Per questo motivo, nel lavoro Psicologico e Psicoterapeutico, sono sempre più diffuse modalità di lavoro corporeo, per dare voce alla sofferenza emotiva e psicologica, così da iniziare un lavoro parallelo e di reciproca influenza tra il corpo e la mente.

Psicosomatica e Pnei lo dimostrano : una maggiore consapevolezza emotiva e corporea, aiuta a superare problemi di somatizzazione dovuti ad ansia e stress. 

Se hai domande, suggerimenti o curiosità da condividere, ti invito a lasciare un commento qui sotto o contattarmi personalmente.

Bibliografia

Argentieri, S., Calissano, P., Canestri, J., Cimatti, F., Denes, G., Gessa, G.L., Mancia, M., Oliviero, A., Parisi, D., & Signorini, M., introduzione di Montalcini R.L., (2001). Mente e cervello: un falso dilemma? Il Melangolo Editore.
Bagnoli, A., (2014). Il disagio psichico nello studio del medico: quando è il corpo che parla. Psico-Pratika 110, 1-5.
Bottaccioli F., (2008). Il paradigma della psiconeuroendocrinoimmunologia: saggio storico ed epistemologico. Visibile al sito www.sipnei.it
Calosso L., Freilone F., (2015). Il Volto della Psicopatologia: Applicazione Clinica del Facial Action Coding System.
Porcelli, P., (2009). Medicina Psicosomatica e Psicologia Clinica: modelli teorici, diagnosi e trattamento. Raffaello Cortina Editore, Milano.

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Psicologa e Psicoterapeuta
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