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Dott.ssa Laura Calosso | Psicologia Creativa

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Benessere olistico

Psicosomatica e Pnei

17 Dicembre 2016 by Laura Calosso Leave a Comment

Psicosomatica e Pnei

Somatizzare: stress e quotidianità

Psicosomatica e Pnei lo dimostrano : una maggiore consapevolezza emotiva e corporea, aiuta a superare problemi di somatizzazione dovuti ad ansia e stress.

Ora ti invito a dedicare un momento per rispondere alle seguenti domande :
1. Consideri frenetica la tua quotidianità?
2. Riesci a ritagliare un momento quotidiano per te?
3. Vorresti che le giornate avessere più ore per fare tutto con più calma?
4. Hai perso la motivazione o l’interesse nelle tue attività quotidiane?
5. Ti sembra di risentirne sia a livello fisico che psicologico?
6. Ti hanno mai diagnosticato un disturbo psicosomatico o non hanno individuato la causa di un tuo malessere fisico?

Se hai risposto Sì ad almeno una di queste domande sei nel posto giusto e ti consiglio di continuare a leggere questo articolo.

Lo sapevi che ad oggi è stato dimostrato che la reazione prolungata allo stress è una delle cause principali per l’insorgere di malattie? Si tratta di disturbi provocati dall’attivazione del “sistema di allarme” del nostro organismo. Sono difficili da individuare ma non meno reali di tutti gli altri disturbi, e sono strettamente legati al nostro stile di vita.

Disturbi Cardiovascolari e Depressione

Statistiche mondiali rivelano che tra le prime cause di morte al mondo vi siano le patologie cardiovascolari. Disturbi per cui, come sappiamo, risulta evidente non solo una predisposizione di base, ma anche uno stile di vita sfavorevole per la salute.

Ciò che rende queste evidenze rilevanti, da un punto di vista clinico e sociale, è lo stretto legame tra malattie cardiovascolari e depressione.
In particolare due recenti studi hanno dimostrato la vulnerabilità a malattie cardiovascolari in presenza di quadri diagnostici depressivi (Rugulies R., 2002; Wulsin L.R., Singal B.M., 2003).
Entrambi gli studiosi hanno evidenziato, dall’analisi della letteratura del periodo storico compreso tra il 1966 e il 2000, il rischio di sviluppare patologie cardiovascolari in un arco di tempo di 4 anni per coloro, senza disturbi cardiaci, esposti a depressione (Porcelli P., 2009).

Il legame tra depressione e disturbi cardiovascolari e mortalità è allora spiegato dalla risultante di cause concatenate quali:

  1. I fattori biologici (ipertensione, ipercolesterolemia, dislipidemia, sedimentazione di placche nelle arterie, processi infiammatori, bassa variabilità del battito cardiaco, tossicità cardiaca degli antidepressivi)
  2. Stile di vita (fumo, consumo di alcol, scarsa attività fisica, obesità)
  3. Comportamento di malattia (scarsa aderenza al trattamento, scarsa attenzione per le proprie condizioni di salute; Wulsin et. al, 2003 in Porcelli P., 2009, p. 12)

I risultati di queste ricerche pongono ulteriori solide basi alle affermazioni finora esposte riguardo l’intreccio e il valore multifattoriale di quei disturbi considerati esclusivamente biologici o psicologici.

Psicosomatica e Pnei: il nuovo ponte tra Medicina e Psicologia

La Scienza ha sostenuto per molto tempo la scissione mente – corpo, cosa che ha inevitabilmente inciso sull’approccio medico e psicologico circa la sofferenza psicofisica.
La Psicosomatica è una branca sia della medicina che della psicologia clinica, che indaga la connessione tra un disturbo somatico (fisico) e la sua causa di natura psicofisica.

Il corpo si è dimostrato uno degli strumenti più potenti che abbiamo a disposizione per conoscere più approfonditamente noi stessi e gli altri.

Il progresso scientifico, abbracciando la tradizione, suggerisce l’efficacia di tutte quelle pratiche olistiche che permettono di acquisire una maggiore consapevolezza emotiva e corporea.
Lo stretto legame tra mente e corpo è stato in seguito tradotto in studi scientifici relativi a depressione, ansia, sofferenze legate alla sfera lavorativa e relazionale, facendo emergere la profonda validità di queste strategie per vivere una vita serena e un benessere duraturo.

Mente e Cervello: un falso dilemma

Ma allora come siamo arrivati a dividere tra mente e corpo? Probabilmente è stato un processo graduale dopo la rivoluzione del pensiero cartesiano.
Nonostante questa separazione sia stata utile per studiare nel dettaglio il corpo umano e tutte le sue diverse funzioni, quando si guarda al benessere globale, risulta riduttivo fermarsi ad analizzarne solo una parte.
Questo non significa che non sia utile curare un disturbo medico con i dovuti accorgimenti, quanto piuttosto non limitarsi a ricercarne le cause unicamente biologiche o fisiche, quando potrebbero essercene altre più insidiose, ma non meno potenti, come quelle psicologiche (a seguito di stress, traumi, lutti, blocchi emotivi ecc..).

Secondo Pietro Calissano, che dal 1987 dirige l’Istituto di Neurobiologia del CNR:

Molti studiosi (…) sostengono una netta dicotomia fra attività cerebrali (tra cui lo ribadiamo per chiarezza, il movimento di un braccio, la percezione di un suono o di un dolore etc.) ed attività mentali come, appunto il pensiero o l’autocoscienza. Non a caso il mondo della medicina è, a livello accademico, ancora diviso in due corpi di insegnamento distinti e talvolta in contrasto fra loro: gli psichiatri, con le loro numerose varianti basate sul prefisso psiche (psicologi, psicoanalisti etc.) che analizzano le attività ‘mentali’, ed i neurologi, i neurochirurghi, i neurobiologi che si occupano del funzionamento delle attività cerebrali. (2001, p.13)”.

Il dualismo, di cui parla Calissano, è in particolare quello che riguarda la mente e il cervello.
Come ben sappiamo, l’uomo è dotato di un sistema di apparati e organi interni che possono ammalarsi o essere colpiti da alcuni “malfunzionamenti” a vari livelli.
Molto spesso siamo indotti a ridurlo ad un insieme di processi biochimici considerandolo come se fosse solo un corpo, senza comprenderne il complesso sistema di influenze ambientali e psicologiche invisibili ad un’analisi meramente fisica e superficiale.

Al tempo stesso, quando affermiamo la centralità della mente per quanto concerne la sofferenza psichica, attuiamo uno speculare riduzionismo nel considerarla come qualcosa di separato dal corpo fisico che la esprime e la porta nel mondo quotidianamente.

La mente incarnata

Pertanto, ha davvero senso prescindere l’attività mentale dal complesso sistema cerebrale e corporeo che la supporta per valutare il benessere della persona?

Ad oggi è difficile pensare di scindere mente e cervello così nettamente, soprattutto considerandoli il risultato di un complesso insieme di fattori biologici e psicologici in continua relazione tra loro e con una realtà ambientale e sociale in grado di modificarne gli equilibri.

La Psiconeuroendocrinoimmunologia (Pnei)

Parallelamente allo sviluppo della medicina psicosomatica, si sviluppa la Psiconeuroendocrinoimmunologia (Pnei), una disciplina neuropsicologica con forti basi scientifiche, chimiche e biologiche che assolve al bisogno d’integrazione disciplinare tra medicina e psicologia. Tale modello nasce in Europa, attorno agli anni ’30 del Novecento, con le ricerche di Hans Seyle in materia di neurobiologia dello stress e “rappresenta la più robusta controtendenza al paradigma meccanicista e riduzionista che, a partire dalla seconda metà del XIX secolo, diventa dominante in biomedicina”(Bottaccioli, 2008, p.13).

Questa disciplina, nonostante coinvolga le più avanzate tecnologie, si radica in una concezione di guarigione molto legata alla medicina antica, di origine orientale ed occidentale.
Gli studi di psiconeuroendocrinoimmunologia (Pnei) da molti anni hanno tradotto queste basi teoriche in dati scientifici, che rigorosamente dimostrano come avvenga il collegamento tra emotività e patologia somatica (Bagnoli A., 2014).

I processi di risposta immunitaria

Nello specifico la Pnei studia come le influenze del Sistema Nervoso Centrale e del Sistema Endocrino possano modificare la risposta del Sistema Immunitario. In questo meccanismo, anche le comunicazioni bidirezionali fra i vari sistemi possono modificare la risposta infiammatoria. Ad esempio lo stress cronico può fare insorgere fenomeni di ansia e depressione dovuti a un’omeostasi instabile del corpo (Bagnoli A., 2014).

Somatizzazione ed emozioni

Oggi è quindi possibile affermare scientificamente ciò che ai primi del Novecento scriveva Gustav Carl Jung: “un cattivo funzionamento della psiche può fare molto per danneggiare il corpo e allo stesso modo una malattia somatica può danneggiare la psiche”. Gli studi di psiconeuroendocrinoimmunologia dimostrano che la tendenza a somatizzare sia più propriamente presente in coloro che non riescono a riconoscere o ad esprimere le proprie emozioni (Bagnoli A., 2014). Per questo motivo, nel lavoro Psicologico e Psicoterapeutico, sono sempre più diffuse modalità di lavoro corporeo, per dare voce alla sofferenza emotiva e psicologica, così da iniziare un lavoro parallelo e di reciproca influenza tra il corpo e la mente.

Psicosomatica e Pnei lo dimostrano : una maggiore consapevolezza emotiva e corporea, aiuta a superare problemi di somatizzazione dovuti ad ansia e stress. 

Se hai domande, suggerimenti o curiosità da condividere, ti invito a lasciare un commento qui sotto o contattarmi personalmente.

Bibliografia

Argentieri, S., Calissano, P., Canestri, J., Cimatti, F., Denes, G., Gessa, G.L., Mancia, M., Oliviero, A., Parisi, D., & Signorini, M., introduzione di Montalcini R.L., (2001). Mente e cervello: un falso dilemma? Il Melangolo Editore.
Bagnoli, A., (2014). Il disagio psichico nello studio del medico: quando è il corpo che parla. Psico-Pratika 110, 1-5.
Bottaccioli F., (2008). Il paradigma della psiconeuroendocrinoimmunologia: saggio storico ed epistemologico. Visibile al sito www.sipnei.it
Calosso L., Freilone F., (2015). Il Volto della Psicopatologia: Applicazione Clinica del Facial Action Coding System.
Porcelli, P., (2009). Medicina Psicosomatica e Psicologia Clinica: modelli teorici, diagnosi e trattamento. Raffaello Cortina Editore, Milano.

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Chi è lo psicologo?

15 Dicembre 2016 by Laura Calosso Leave a Comment

Chi è lo psicologo?

6 miti da sfatare sulla figura dello psicologo

In questo articolo chiariamo chi è lo psicologo e sfatiamo alcuni falsi miti che aleggiano attorno a questa figura professionale:

  1. “Rivolgersi ad uno psicologo è segno di debolezza e fragilità, ce la faccio da solo” ,
  2. “Non riuscirei mai ad aprirmi davanti ad un perfetto sconosciuto“,
  3. “Lo psicologo cura i matti” ,
  4. “Lo psicologo è uno psicoterapeuta” ,
  5. “Andare dallo psicologo è sempre un percorso lungo” ,
  6. “Chi mi assicura che potrà aiutarmi davvero? parlare non serve a nulla“

 

Questi pregiudizi, talvolta esistenti per mancanza di informazione sull’effettiva figura dello psicologo, costituiscono una forte resistenza all’affidarsi a questa particolare categoria di professionisti, formati rispetto ai processi psicologici ma anche alle relazioni e alle emozioni umane.

Vediamo di sfatarli uno ad uno :

*1 “Rivolgersi ad uno psicologo è segno di debolezza e fragilità, ce la faccio da solo”

Il primo stereotipo potrebbe essere sintetizzato dall’espressione “non ho bisogno di aiuto“. E’ una delle frasi più ripetute da chi crede che a chiedere supporto siano i deboli o coloro i quali abbiano scarsa fiducia nelle proprie capacità.

Riconoscere di essere portatori di un disagio, di una sofferenza, di essere intrappolati da troppo tempo in vecchi schemi mentali e comportamentali, è il primo passo verso il cambiamento. Rivolgersi ad un esperto della salute psicologica è il secondo passo, ricordando che è un atto di coraggio, non di debolezza, poiché spetta a noi intraprendere il percorso di crescita interiore, nessuno può farlo al posto nostro. In tal senso lo psicologo svolge il ruolo di “facilitatore”, “attivatore” di tutte quelle risorse interne che già possediamo, indispensabili per il nostro equilibrio psicofisico.

 

*2 “Non riuscirei mai ad aprirmi davanti ad un perfetto sconosciuto“

Il secondo pregiudizio riguarda la difficoltà ad aprirci nei confronti di chi non conosciamo. E’ comprensibile, inizialmente, avere delle resistenze, ma è bene ricordare che abbiamo di fronte un professionista di relazioni, che non è lì seduto di fronte a noi con l’intento di giudicarci o di parlare di noi ad altri. Lo psicologo ha l’obbligo della riservatezza.

Più ti porterai in modo autentico e più permetterai, fin da subito, l’instaurarsi di un ambiente caldo e accogliente, e di un rapporto basato sulla fiducia e sull’empatia. Spesso non ce ne accorgiamo, ma gran parte del processo si facilita con la nostra disponibilità a metterci in gioco.

Inoltre, potersi confidare con una persona estranea alla notra vita non ha ripercussioni dirette sulle nostre relazioni, al contrario è più facile ed utile esporsi davanti a chi non conosciamo, sia perché non ne temiamo il giudizio, sia perché può fornirci una visione della realtà più imparziale e distaccata rispetto ad un amico o ad un familiare. Non sempre portare il proprio disagio con chi si conosce può aiutarci a risolvere la situazione.

 

*3 “Lo psicologo cura i matti”

“Lo psicologo cura i matti”. Questo è lo stereotipo più difficile da estirpare. E’ un’idea diffusa che ha generato un’errata convinzione riguardo al ruolo dello psicologo: si crede che egli si occupi solamente della psicopatologia, senza considerare il fatto che i campi di intervento psicologico vanno dalla promozione della salute, alle formazioni aziendali, alla salute durante lo sviluppo, alla prevenzione.

La salute mentale ha lo stesso valore di quella fisica, dato che oggi è risaputo che il binomio mente-corpo è una realtà inscindibile.

Chi si rivolge ad un professionista della salute psicologica, quindi, non per forza soffre di un qualche disturbo o patologia, come chi pratica una attività fisica non necessariamente ha problemi di salute. Intraprendere questo tipo di percorso significa avere a cuore il proprio benessere psicofisico.

 

*4 “Lo psicologo è uno psicoterapeuta”

“Lo psicologo è lo psicoterapeuta”. Errore. chiariamoci le idee:

Il percorso di uno psicologo è dato dallo studio di 5 anni (ad oggi 3 anni di laurea triennale più 2 anni di laurea specialistica), ed il superamento di un esame di stato che lo abiliti a svolgere la professione. Il suo ruolo può variare in base alla specializzazione, anche se tutti gli psicologi sono autorizzati per legge a seguire ognuna delle seguenti attività: formazione e selezione del personale in azienda (psicologo del lavoro e delle organizzazioni), consulenze a privati e comunità, diagnosi e progetti sul territorio (psicologo clinico e di comunità), sportello scolastico o consulenze con minori (psicologo dello sviluppo), consulenze forensi o perizie psicologiche (psicologo forense e criminologico).

Lo psicologo psicoterapeuta, oltre ad essere laureato in psicologia ed aver ottenuto l’abilitazione alla professione, ha proseguito gli studi con un ulteriore percorso quadriennale presso una scuola di psicoterapia (di cui esistono diversi orientamenti). Egli, oltre a tutte le competenze dello psicologo è specializzato nella cura e nel trattamento del paziente ed ha effettuato a propria volta uno o più percorsi personali.

Esiste inoltre il medico psicoterapeuta, egli è un medico specializzato in psichiatria. In Italia gli psichiatri sono automaticamente abilitati alla professione di psicoterapeuta, nonostante spesso non siano formati presso nessuna scuola di psicoterapia.

Come avrai capito la formazione di uno psicoterapeuta può basarsi su teorie e metodi differenti, per questo è importante informarsi sul percorso del professionista, consultando più materiale possibile rispetto alle tematiche specifiche sul quale è specializzato e per comprendere quale orientamento sia più adatto a noi.

Come quando scegliamo un paio di scarpe da corsa ci informiamo su quale sia più adatta al nostro tipo di allenamento, per quanto riguarda lo psicologo è importante informarsi il più possibile per ricercare la persona più affine alla nostra personale esigenza.

 

*5 “Andare dallo psicologo è sempre un percorso lungo”

“Andare dallo psicologo è sempre un percorso lungo“. No! Se decidiamo di andare da uno psicologo ed ottenere una consulenza circoscritta ad una problematica della nostra vita che scegliamo di approfondire, potremmo anche scegliere una formula ad esempio di di 3 – 4 – 6 o 8 incontri e decidere se proseguire o meno, o di intraprendere con un’altra persona una psicoterapia a lungo termine. Inoltre esistono orientamenti di psicoterapia che sono specializzati in terapie brevi e strategiche.

Dipende tutto da cosa ci aspettiamo e dal risultato che vogliamo ottenere a lungo termine.

Se abbiamo paura di intraprendere tortuosi percorsi di terapia, possiamo sempre iniziare con una consulenza psicologica e darci il tempo di valutare con lo psicologo che cosa stiamo cercando e quale possa essere la soluzione più adatta a noi. Ricordiamoci che talvolta il solo confronto con un professionista può toglierci da scomode situazioni di stallo, a volte basta soltanto allungare la mano e fidarsi di chi ha studiato come tirarti fuori dalle sabbie mobili il prima possibile.

 

*6 “Chi mi assicura che potrà aiutarmi davvero? Parlare non serve a nulla”

Fermiamoci un secondo a riflettere:
siamo disposti a comprare un materasso nuovo quando il nostro è divenuto scomodo, ma facciamo fatica ad affidarci ad uno psicologo quando proviamo la stessa scomodità rispetto alle questioni della nostra vita.
Vediamo insieme perché:
il materasso è un prodotto, che in quanto tale possiamo osservare, toccare, provare e poi comprare. Una consulenza è invece un servizio, qualcosa che non possiamo scegliere a priori in base alle sue caratteristiche materiali. Eppure, sia un materasso su misura che uno psicologo adatto a noi possono aiutarci a vivere meglio.

Certo, talvolta è difficile scegliere a chi rivolgersi e questo può costituire la resistenza ad un potenziale percorso di crescita interiore. Ma una cosa è certa ormai, che più di ogni altra cosa ciò che rende efficace il sostegno di uno psicologo o il percorso con uno psicoterapeuta è la relazione umana che si instaura tra i due. Inoltre, diversi studi hanno confermato che circa il 60% delle malattie che sviluppiamo sia dovuta allo stress, nemico numero uno dell’uomo moderno.
E’ importante non sottovalutare sintomi psicologici quali umore instabile, ansia, conflitti nelle relazioni o difficoltà nel prendere decisioni. Inoltre è umano avere dei momenti “no”, ma quando questi costellano le nostre giornate e costituiscono un fattore che compromette il nostro equilibrio psicofisico per un tempo prolungato, allora si può considerare il sostegno di un professionista. Quando viviamo con il “pilota automatico” la vita può diventare stressante e si può ricadere inconsapevolmente negli stessi meccanismi ripetitivi e disadattivi.

La serenità è salute, e se siamo disposti ad affidarci ad uno psicologo e ad avere il coraggio di essere noi i primi promotori del nostro cambiamento allora potremmo migliorare la nostra qualità della vita.

 

Contattami  per qualsiasi dubbio o curiosità.

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