• Skip to primary navigation
  • Skip to content
  • Skip to footer

Dott.ssa Laura Calosso | Psicologia Creativa

Trasforma la tua vita

  • Home
  • Chi sono
  • Percorsi
    • Supernova
    • IO Medito
    • Percorso 1:1
  • Video
    • La sensibilità è un talento
    • 10 minuti di meditazione
    • La consapevolezza non basta
    • Perché fai yoga o mediti?
  • Contatti
  • Per te
  • Inizia un percorso

Ansia

La goccia del cambiamento

1 Dicembre 2020 by Laura Calosso Leave a Comment

Spesso reagiamo solo quando trabocca il vaso!
La goccia del cambiamento 

Ricordo, come fosse ieri, la prima volta che lessi di Leonia: una delle città che Italo Calvino immaginò descritta da Marco Polo a Kublai Khan nel suo celebre libro “Le città Invisibili” (1972).In quegli anni la raccolta differenziata era ancora un miraggio (o per lo meno lo era a Genova), ma s’iniziava a diventare sensibili rispetto ai temi che la globalizzazione stava inevitabilmente iniziando a diffondere tra le persone. Nella Leonia di Calvino, ogni giorno le persone indossavano un abito nuovo e buttavano via tutto ciò che avevano utilizzato ieri, sostituendolo. 

Il risultato?

Montagne di rifiuti venivano accatastati alla periferia della città e nessuno se ne preoccupava finché non divenivano un problema enorme per la loro impossibilità di essere smaltiti. Forse ti starai chiedendo in che modo Leonia sia correlata alla tua crescita personale… in questi giorni in cui si parlava moltissimo dell’emergenza clima, riflettevo proprio su quanto Leonia rispecchiasse la tendenza di noi esseri umani a prenderci cura di noi stessi (e delle cose che ci circondano), soltanto quando la situazione che stiamo vivendo diventa insostenibile!
Ama la goccia che fa traboccare il vaso, 
è nascosto lì dentro ogni cambiamento.
La Leonia che è in noi

Non serve ricorrere a particolari esempi per dimostrare che esista in noi la tendenza a intervenire solo dopo aver realizzato le conseguenze disastrose di un nostro atteggiamento, fino a quel momento sottovalutato:
– Prendiamo una decisione solo quando siamo messi alle strette o non abbiamo più alternativa
– Ci prepariamo per un esame o per un incontro importante soltanto quando mancano pochi giorni (o poche ore!)
– Andiamo dal medico o dallo psicologo quando la nostra sofferenza diventa insostenibile, limitando la nostra vita
– Ci accorgiamo di essere troppo stressati solo quando abbiamo esaurito ogni energia
– realizziamo che il nostro lavoro o la nostra relazione non ci rendono felici soltanto dopo mesi (se non anni) di insoddisfazioni e frustrazioni represse
– Su larga scala iniziamo a controllare a tappeto la reale situazione di tutti i ponti d’Italia solo dopo il crollo del Morandi
– Ci preoccupiamo del Pianeta quando ormai la situazione sta prendendo una piega senza precedenti
Potrei andare avanti per ore……ma non lo farò perché ciò di cui realmente desidero parlarti oggi è l’importanza della goccia che fa traboccare il vaso. 
In quella goccia si racchiude tutta la nostra forza,
la nostra capacità di reagire nonostante tutto.
La goccia che ci permette di reagire

Sicuramente abbiamo molti limiti in quanto esseri umani ma la goccia che fa traboccare il vaso ci fa reagire! esattamente come la sofferenza e il dolore ci fanno realizzare di dover cambiare attivamente qualcosa nella nostra vita se vogliamo stare bene.

Se senti che il tuo vaso è in una condizione limite, prendi in mano la tua vita adesso: può essere che tu abbia trascurato i tuoi reali bisogni, oppure che questi siano cambiati con il tempo.
Non temere: considera la tua vita formata per il 10% da ciò che ti accade e per un buon 90% da come reagisci a quello che ti accade.
 
..il tuo vaso sta per traboccare? Clicca qui e riparti da te!
Se invece in questo periodo della tua vita senti che il tuo vaso sia lontano dal traboccare, rifletti comunque su quali siano i tuoi attuali bisogni!

Se non non stai vivendo un momento di emergenza
 ti invito a riflettere sull’importanza di prenderti cura del tuo benessere soprattutto adesso, per prevenire ancora prima di curare eventuali sintomi, fisici o psicologici, che potrebbero insorgere nel caso in cui non facessi nulla per fermarne la comparsa.

C’è sempre qualcosa da migliorare!
Nel tuo caso, di quale sfera della tua vita puoi iniziare a prenderti cura?
Se non sai da dove iniziare e temi di non avere il tempo per farlo, non rimandare e piuttosto prendi un appuntamento, in agenda, con te stesso!
Ricorda: non è mai troppo tardi per migliorarsi.
Se vuoi di più, diventa di più.
Se hai piacere di condividere con me le tue riflessioni personali su questo tema contattami. Sarò felice di sostenerti nel tuo percorso di crescita!

Filed Under: Riflessioni Tagged With: Ansia, benessere, cambiamento, crescita personale, depressione, italo calvino, leonia, Psicologia, psicologo genova, psicoterapia, reagire, stare bene con se stessi

lasciare andare ansia e stress

25 Novembre 2019 by Laura Calosso Leave a Comment

lasciare andare ansia e stress

“Il primo passo non ti porta dove vuoi, ma ti toglie da dove sei”

L’ansia è un fenomeno complesso e universale di cui tutti facciamo esperienza e svolge una importante funzione adattiva.

Sei spesso ansioso o stressato?

Il primo passo è l’accettazione di ciò che stiamo vivendo, che non significa rinuncia passiva al cambiamento ma esplorazione e conoscenza dei propri limiti. 

L’unico problema con le emozioni meno piacevoli come l’ansia, la paura e la tristezza è che vuoi sbarazzartene, senza comprendere che sono benedizioni sotto mentite spoglie, indice della presenza di un campanello d’allarme per qualcosa che non va e che sarebbe bene cambiare.

Non riesci a lasciare andare pensieri ansiosi o stressanti?
Il tuo corpo ti invia segnali d’allarme che non riesci a controllare?

Imparando a conoscere e gestire le tue emozioni nel corpo, anche attraverso esercizi mirati, potrai diventare alleato dell’ansia, senza che ti impedisca di vivere serenamente!

Lao Tzu, fondatore del Taoismo diceva: se vuoi liberarti di qualcosa devi prima lasciare che si espanda. Così, se vuoi liberarti dall’ansia, devi lasciare che prosperi dentro di te, senza combatterla, senza fuggire da essa, basta prenderne consapevolezza. Solo allora inizia la trasformazione.

Clicca qui e ricevi subito la mia traccia audioguidata di rilassamento via email 

Ecco 7 suggerimenti per lasciare andare ansia e stress

Il segreto per convivere con stress e ansia risiede nella pazienza e nel coltivare la presenza mentale. Ecco alcuni punti importanti per iniziare a coltivare uno stato d’animo positivo anche nei momenti d’ansia e stress:

1. Concentrati sul respiro

Se la nostra vita è troppo frenetica possiamo comunque ricordarci di respirare profondamente portando la nostra attenzione all’addome, oltre che sul petto. In questo modo praticheremo una respirazione più completa che svolgerà una funzione rilassante e distensiva.

Se non hai mai fatto questo genere di esercizi può aiutarti ripetere mentalmente una frase come “Inspiro calma ed espiro tutti i pensieri”.

Trova il tempo di allenare la respirazione, i benefici sono innumerevoli:

  • maggiore equilibrio emotivo
  • maggiore ossigenazione del cervello e rallentamento del battito cardiaco
  • migliore gestione di stress e ansia
  • maggiore consapevolezza posturale
  • miglioramento delle relazioni interpersonali
  • più sicurezza e lucidità nel prendere decisioni
  • aumento del flusso di energia vitale

2. Presta la più completa attenzione a ciò che stai facendo

Lasciamo che le semplici attività quotidiane diventino una sorta di meditazione, svolgiamole con totalità, come fossero la cosa più importante da fare in quel momento.

Cerchiamo di fare solo una cosa alla volta. Impariamo a prestare la massima attenzione a ciò che accade momento dopo momento, lasciando che sia così com’è, vivendolo in tutta la sua interezza.

Cerchiamo di far nostro un semplice esercizio: ogni volta che ci rendiamo conto che la nostra mente è altrove rispetto a ciò che stiamo facendo, richiamiamoci al presente e congratuliamoci con noi stessi per essercene accorti.

3. Trova del tempo per te e per fare le cose che ami

Se la tua vita ultimamente si è ridotta alla soddisfazione dei bisogni primari tuoi, e magari anche della tua famiglia, dedica del momento interamente a te. Potresti avere una passione rimasta nel cassetto alla quale ti piacerebbe dedicare più energie. Ecco, potresti iniziare proprio da quella per coltivare dei momenti di qualità insieme a te stesso. Se pensi che la buona volontà non basti, inizia a scrivere il tuo nome in agenda, programmando questi momenti. Vedrai, sarà rivoluzionario!

4. Non giudicarti

Continuare a darti addosso con pensieri negativi non ti servirà a nulla. Piuttosto quando ti accorgi che stai nuovamente “cadendo” in un circolo vizioso di pensieri stressanti, congratulati con te stesso per essertene accorto e riporta l’attenzione su ciò che stavi facendo. Le parole che ci diciamo sono importanti, il nostro corpo le assorbe come una spugna e il rischio è quello di sviluppare disturbi psicosomatici (cefalee, gastriti ecc…) .

5. Utilizza le tue stesse parole per rilassarti

In qualsiasi momento della tua giornata puoi provare a ripeterti mentalmente alcune frasi che non contengano negazioni (è stato provato che il nostro cervello non le “legge”), che siano al presente e che contengano l’affermazione di ciò che desideri. Ad esempio puoi ripeterti “io sono rilassato” fintanto che non riesci a percepire questa sensazione nel corpo (ad esempio percependoti più tranquillo di quando hai iniziato l’esercizio). Un suggerimento: sii paziente, è possibile che all’inizio tu non creda alle tue parole, per cui non demordere! Ricorda che non si raggiunge il decimo piano, senza prima aver salito ogni piccolo gradino.

6. Ascolta il tuo corpo

Imparare ad ascoltare le sensazioni che accompagnano un gesto spontaneo e naturale come il respiro, apre un canale di comunicazione profonda con i movimenti di vita essenziali del tuo corpo.

Quando siamo in autobus, quando facciamo una passeggiata prestiamo attenzione alle nostre sensazioni corporee, al respiro, ai suoni intorno a noi, alle piante dei piedi che toccano il suolo. Sembrano banali esercizi, ma se praticati con costanza hanno un grande potere trasformativo. Basta provare. Prendi coraggio!

Se fai attività sportiva o palestra, la prossima volta prova a restare in ascolto delle sensazioni fisiche che provi durante l’esercizio fisico. Nota come cambia l’esperienza portando l’attenzione ad esempio esclusivamente ai tuoi piedi o alle tue mani.

Puoi provare inizialmente da seduto portando le  mani posate sulle gambe e restando in ascolto delle sensazioni di contatto tra le mani e le gambe (temperatura, contatto ed eventuali formicolii o vibrazioni)

7. Apprendi una pratica meditativa o di rilassamento

Esistono pratiche come la meditazione Mindfulness, esercizi di rilassamento mirati come il Training Autogeno e più in generale tutte le esperienze che aiutano a sviluppare una maggiore consapevolezza emotiva e corporea, costituiscono un rimedio naturale per la gestione delle emozioni più faticose. Tutte queste pratiche hanno in comune l’attenzione al nostro respiro.

– Clicca qui – per provare subito un esercizio pratico

Come funzionano ansia e stress?

Quando ci troviamo di fronte ad una minaccia fisica o psicologica, il nostro organismo mette in funzione una reazione di allarme che ci prepara a combattere o a fuggire: si attivano, quindi, tutte quelle funzioni neurovegetative come l’aumento della frequenza respiratoria e cardiaca, sudorazione, tensione muscolare e un conseguente maggiore afflusso di sangue ai muscoli. Improvvisamente diventiamo molto svegli e attenti, le percezioni sensoriali si acuiscono, il sistema digestivo si arresta. Viene inoltre stimolata la ghiandola pituitaria che è responsabile della secrezione di altri ormoni della corteccia surrenale; ci troviamo di fronte ad una reazione di stress, funzionale alla nostra sopravvivenza.

Il problema sorge quando non siamo in grado di servirci in modo costruttivo e adattivo di questi meccanismi. La sovreccitazione dovuta alla reazione allo stress può diventare uno stile di vita, una reazione abituale ad una situazione stressante.
Non è raro, infatti, che molti individui si sentano costantemente tesi, soffrano di aritmie cardiache e siano vittime di tensioni croniche che coinvolgono i muscoli delle spalle, la mandibola, la faccia.
Lo stress potrebbe diventare cronico e portare a gravi conseguenze per la nostra salute fisica e psicologica.

Contattami

Prenota il tuo primo appuntamento: troveremo insieme le strategie più adatte a te per affrontare i momenti di stress, ansia e tensione che stai vivendo.

  • Scopri di più sulle pratiche più complete per lasciare andare ansia e stress:
    Training Autogeno e Meditazione Mindfulness.
  • Puoi partecipare a una lezione di prova per mettere fin da subito in pratica il tuo benessere con i corsi dedicati interamente a queste pratiche.

Se sei depresso stai vivendo nel passato,
se sei ansioso, stai vivendo nel futuro,
se sei in pace, stai vivendo nel presente

Lao Tzu

Bibliografia

Dennis Lewis (1999) Respirazione naturale Tecniche Nuove.
Kabat-Zinn, J., (1993) Vivere Momento per Momento; Tea Edizioni.
Kabat-Zinn, J., (2011). Dovunque tu vada ci sei già, in cammino verso la consapevolezza; Tea Edizioni.
Lao Tzu (a cura di Browne Walker B., 2009). Tao Te Ching; Oscar Mondadori

SalvaSalva

Filed Under: Psicologia e Benessere Tagged With: Ansia, Ansia e Stress, attacchi di panico, Corso di Meditazione Mindfulness, Corso di Training Autogeno, depressione, Disturbi d'Ansia, esercizi antistress, esercizi di respirazione, Liberarsi dell'ansia e delle preoccupazioni, Meditazione, Mindfulness, Pratiche olistiche, Psicologia, psicologo a Genova, psicologo a Torino, Psicosomatica, respirazione diaframmatica, Star bene naturalmente, Stress, Vivere Momento per Momento

Il dilemma dell’autenticità

14 Luglio 2019 by Laura Calosso Leave a Comment

Il dilemma dell’autenticità

“Essere” o “dover essere”? È il dilemma dell’autenticità

Ieri pomeriggio, sfogliando “La Terapia Gestaltica Parola per Parola” di Fritz Perls, ho avuto modo di riflettere su uno dei problemi forse più diffusi dei nostri tempi: essere o dover essere?

Spesso non ne siamo consapevoli. Per questo può essere utile spendere qualche minuto a riflettere sul se e quanto ci riguardi da vicino:

Sei più disposto a perseguire la realizzazione autentica di te stesso (l’essere) o la realizzazione dell’immagine di te stesso in base alle aspettative o convinzioni degli altri (il dover essere)?

Sono molti quelli che dedicano la propria esistenza a realizzare una loro concezione di come dovrebbero essere, invece di realizzare se stessi. Questa differenza tra realizzazione di sé e realizzazione della propria immagine di sè è molto importante. La maggior parte delle persone vive soltanto per la propria immagine.

F. Perls

Ecco che l’essere o non essere, alla radice dell’indecisione che impediva ad Amleto di agire, si rinnova oggi nella questione dell’essere o dover essere. Un dilemma che credo possa considerarsi, ad oggi, uno dei punti cardine della sofferenza del nostro vivere moderno.
Infondo a questo articolo troverai un esercizio pratico per iniziare a riflettere su questo tema.. buona lettura!

Quando i “dover essere” creano sofferenza?

Come puoi immaginare, per perseguire un’immagine ideale di come dobbiamo essere, ci basiamo su un’idea e/o su giudizio rispetto a ciò che sia giusto o adatto fare, in base all’immagine cui vogliamo tendere. Per tendere a questo ideale, in qualche modo, esercitiamo un controllo.

Il problema del controllo

Più siamo impegnati a perseguire il nostro ideale di come dobbiamo essere, più esercitiamo un controllo e più tendiamo a mettere in atto comportamenti rigidi che spesso, paradossalmente, vanno a interferire con la nostra vita.

Ogni tipo di controllo esterno – anche il controllo esterno interiorizzato del “tu dovresti” – interferisce con il funzionamento sano dell’organismo

F. Perls

In questo senso, a partire da un’ideale interiorizzato di come dovremmo essere, tendiamo a rispondere in modo ripetitivo, in quanto familiare e rassicurante, senza rischiare la novità di entrare davvero in contatto con l’altro o con l’ambiente che ci circonda senza esercitarvi un controllo.

Paradossalmente crediamo di poter controllare l’ambiente col nostro comportamento: “se sarò impeccabile, sarò accettato dagli altri”, ma come ben sappiamo, il fallimento di questo assunto nasce dal momento stesso in cui viene applicato in modo rigido. Inoltre essere impeccabili non determina automaticamente l’accettazione da parte degli altri, anzi, la nostra rigidità nell’essere sempre impeccabili potrebbe divenire persino ragione di antipatia nei nostri confronti da parte di colleghi e/o amici.

Credo che tutti noi, almeno una volta nella vita, ci siamo trovati a fare i conti tra una spinta spontanea del nostro essere, in contrasto con l’ideale di come riteniamo piuttosto di dover essere. Questo, a volte, crea confusione nelle nostre scelte, facendoci perdere di autenticità e spontaneità.

L’ideale di me…

Perls chiamava questa attitudine la maledizione dell’ideale, si riferiva alla maledizione del non dover essere ciò che si è.

Perché perseguire un ideale? Forse perché non riteniamo di essere abbastanza? Forse perché abbiamo imparato che per essere amati o stimati abbiamo bisogno di confermare le aspettative degli altri?

…dove l’ho imparato?

Spesso l’ideale cui tendi è qualcosa che hai interiorizzato fin da tempi remoti. Ti accorgi che è così quando alla domanda “chi ha deciso che devo essere così?” rispondi “io” oppure “non lo so” e alla domanda “da quanto è così?” tendi a rispondere “da sempre”.

Un esercizio per te

Quali sono gli ideali, che ti condizionano nella quotidianità?

1 – Scrivi i 7 “devo essere..”

Il mio invito, molto pratico, è quello di prendere ora un foglio e di scrivere una lista dei primi 7 “devo essere..” che ti vengono in mente, senza pensarci troppo. Di seguito hai alcuni esempi :

“devo essere impeccabile”;
“devo essere interessante”;
“devo essere bello/a”;
“il mio lavoro deve essere perfetto”…

2 – Completa la frase con “per..”

Una volta evidenziati i tuoi 7 punti, completa ciascuna frase aggiungendo all’ideale l’utilità che lo contraddistingue. Puoi farlo semplicemente aggiungendo “per” come negli esempi di seguito:

“devo essere impeccabile per essere accettato dagli altri”;
“devo essere interessante per piacere agli altri”;
“devo essere bello/a per essere amato/a”;
“il mio lavoro deve essere perfetto per avere la stima dei miei colleghi”…

3 – Dove l’ho imparato?

A questo punto puoi scrivere accanto ad ogni frase dove pensi di averlo imparato ad esempio se in famiglia (con genitori o fratelli) , a scuola o attraverso altre specifiche esperienze della tua vita.

4 – Pratica 7 giorni di consapevolezza

Ora che hai stilato la tua lista di ideali, diventane consapevole nella quotidianità. Il mio invito è quello di associare ad ogni punto un giorno della settimana. Dedica ogni giorno della settimana, a partire da domani, a divenire consapevole del modo con cui tendi a perseguire quell’ideale.

Non ti resta che iniziare a scrivere.. buona pratica!

Se desideri andare a fondo su questo tema non esitare a contattarmi!

Bibliografia

Perls F.(1980), La terapia gestaltica parola per parola, Astrolabio editore.

Filed Under: Psicologia e Benessere Tagged With: Ansia, autenticità, autostima, benessere, citazioni Fritz Perls, consapevolezza, controllo, dover essere, esercizio pratico, ideale, perls, Psicologia, psicoterapia, psicoterapia della gestalt, Stress

Elaborare memorie con l’EMDR

22 Febbraio 2019 by Laura Calosso Leave a Comment

Elaborare memorie con l’EMDR

Elaborare memorie “congelate”

Cercherò di spiegarti nel modo più semplice possibile cosa succede al nostro cervello quando viene esposto a uno stress estremamente intenso, avviene qualcosa di simile a un black-out: la memoria di quel momento resta come “spenta” e “congelata” nel sistema, restando intrappolata e separata dal resto della rete.

Questo sistema nasce come difesa, ma sul lungo termine può avere effetti collaterali che si traducono in sintomi.

Non potendo più accedere a questa informazione intrappolata nella rete, il nostro cervello non sembra più essere in grado di elaborarla tra le esperienze della nostra vita. Sembra che proprio questa “inattività” della memoria sia una delle cause scatenanti della psicopatologia.

I ricercatori hanno scoperto un metodo per “scongelare” e quindi sbloccare queste memorie, a partire dai movimenti oculari, associati ad una precisa metodologia.

In questo modo il naturale sistema di elaborazione del nostro cervello si riattiva, creando nuove connessioni con quella memoria che all’epoca non avevamo avuto la possibilità di elaborare. Questo può essere avvenuto perché abbiamo vissuto qualcosa di davvero troppo traumatico per essere assimilato in quel momento oppure perché eravamo bambini e non avevamo ancora le risorse effettive per farlo.

L’effetto del trattamento è la desensibilizzazione di ricordi disturbanti e dei sintomi ad esso associati.

Quindi cos’è l’EMDR?

La desensibilizzazione e rielaborazione di memorie traumatiche attraverso i movimenti oculari

L’E.M.D.R. (dall’inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing, Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) è un approccio terapeutico ideato da Francine Shapiro nel 1989, utilizzato per il trattamento del trauma e di problematiche legate allo stress.

L’EMDR si focalizza sul ricordo dell’esperienza traumatica ed è una metodologia completa che utilizza i movimenti oculari o altre forme di stimolazione alternata destro/sinistra per trattare disturbi legati direttamente a esperienze traumatiche o particolarmente stressanti dal punto di vista emotivo. Questa metodologia sfrutta movimenti oculari alternati (o altre forme di stimolazione alternata destro/sinistra), per ristabilire e riattivare il naturale sistema di elaborazione della memoria, attraverso l’attivazione simultanea di entrambi gli emisferi cerebrali.

Questo avviene mentre siamo totalmente coscienti di ciò che stiamo vivendo (non si tratta di un’ipnosi) e risulta efficace a prescindere dal tempo trascorso da quel determinato evento.

Quando è utile

È utile in caso di problemi legati sia ad eventi traumatici, che a esperienze più comuni ma emotivamente stressanti.

Si è, inoltre, dimostrata l’efficacia nel trattamento di numerose psicopatologie incluse la depressione, l’ansia, le fobie, disturbi alimentari, il lutto acuto, i sintomi psicosomatici e le dipendenze.

Questo perché spesso lo sviluppo della sintomatologia è associato a eventi di vita non elaborati.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2013 ha riconosciuto l’EMDR come trattamento efficace per la cura del trauma e dei disturbi ad esso correlati.

Si sente che veramente il ricordo dell’ esperienza traumatica fa parte del passato e quindi viene vissuta in modo distaccato. Le persone in genere riferiscono che, ripensando all’evento, lo vedono come un “ricordo lontano”, non più disturbante o pregnante dal punto di vista emotivo.

Sei stato coinvolto in prima persona in una situazione che hai vissuto in modo traumatico? Con la mia formazione in EMDR posso aiutarti a lasciare il passato nel passato, contattami per un primo colloquio.

Di seguito alcune testimonianze

https://vimeo.com/134528815

Quali sono gli effetti dell’EMDR?

Dopo una o più sedute di EMDR, i ricordi disturbanti legati all’evento traumatico hanno una desensibilizzazione, perdono la loro carica emotiva negativa. Il cambiamento è molto rapido, indipendentemente dagli anni che sono passati dall’evento. L’immagine cambia nei contenuti e nel modo in cui si presenta, i pensieri intrusivi in genere si attutiscono o spariscono, diventando più adattivi dal punto di vista terapeutico e le emozioni e sensazioni fisiche si riducono di intensità.
L’elaborazione dell’esperienza traumatica che avviene con l’EMDR permette al paziente, attraverso la desensibilizzazione e la ristrutturazione cognitiva che avviene, di cambiare prospettiva.

Dal punto di vista clinico e diagnostico, dopo un trattamento con EMDR il paziente non presenta più la sintomatologia tipica del disturbo post-traumatico da stress, quindi non si riscontrano più gli aspetti di intrusività dei pensieri e ricordi, i comportamenti di evitamento e l’iperattivazione del sistema neurovegetativo nei confronti di stimoli legati all’evento, percepiti come pericolo. Un altro cambiamento significativo è dato dal fatto che la persona discrimina meglio i pericoli reali da quelli immaginari condizionati dall’ansia.

https://vimeo.com/135788065
Ad oggi l’EMDR viene applicato sia per le grandi catastrofi ed emergenze,
che per traumi relazionali. Come evidenziato dalla testimonianza dei pazienti che hanno provato il metodo EMDR, L’esperienza è usata in modo costruttivo dall’individuo che pur mantenendo il ricordo traumatico, non lo percepisce più come tale.

Bibliografia
www.emdr.it

Filed Under: Psicologia e Benessere Tagged With: Ansia, attacchi di panico, catastrofi naturali, disturbo da stress post-traumatico, EMDR, emdr italia, fobie, psicotraumatologia, Stress, terremoto, trauma

Attacchi di panico

10 Dicembre 2018 by Laura Calosso Leave a Comment

Attacchi di panico

Come riconosco un attacco di panico?

Gli attacchi di panico consistono nella comparsa improvvisa di paura o disagio intensi che raggiunge il picco in pochi minuti, in cui si verificano quattro (o più) dei seguenti sintomi:

  • Palpitazioni o tachicardia
  • Sudorazione
  • Tremori
  • Sensazione di soffocamento
  • Sensazione di asfissia
  • Dolore o fastidio al petto
  • Nausea o disturbi addominali
  • Sensazioni di vertigine o di svenimento
  • Brividi o vampate di calore
  • Sensazioni di torpore o di formicolio
  • Derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (sensazione di essere distaccati da se stessi)
  • Paura di perdere il controllo
  • Paura di morire

Hai  bisogno di aiuto per gestire gli attacchi di panico? Contattami

3 tipi di attacco di panico

Gli attacchi di panico si possono manifestare in diversi disturbi d’ansia. In base alle modalità di esordio della sintomatologia e alle cause scatenanti si possono distinguere 3 tipi di attacco di panico:

  1. attacchi di panico inaspettati: compaiono come un “fulmine a ciel sereno”, senza che la persona possa prevenirne l’insorgenza (il panico arriva anche durante attività quotidiane).
  2. attacchi di panico causati dalla situazione : i sintomi emergono in particolari condizioni ambientali o in presenza di un contesto specifico (ad esempio ogni volta che la persona parla in pubblico)
  3. attacchi di panico sensibili alla situazione: i sintomi compaiono frequentemente, ma non sempre, in certe situazioni (ad esempio la persona può essere colta da un attacco di panico mentre guida l’auto, ma non sempre)

“Posso fidarmi di me?”

Dopo il primo attacco di panico emerge la paura che l’episodio possa ripetersi.
Questa preoccupazione rende le persone molto sensibili alle proprie percezioni psicofisiche, si inizia a mettere in dubbio le proprie sensazioni e/o pensieri:
“starò respirando bene?”; “sto ragionando correttamente?”; “vedo i miei punti di riferimento?”; “è presente qualcuno di familiare?”; “riuscirò ad orientarmi per tornare a casa?”; “le mie gambe, il mio cuore, mi reggeranno?” (Francesetti G., 2005, p.62).

Attacco di panico
come perdita improvvisa di sicurezza

Chi ha vissuto l’esperienza del panico, sa cosa significa perdere il proprio senso di sicurezza.

Ciò che avviene è l’improvvisa perdita del “terreno (dall’inglese ground) sotto i propri piedi”, come descritto di seguito in prima persona da un paziente (Francesetti G., 2005, p.61):

Stavo andando a fare una commissione e all’improvviso mi sono accorto di essere lontano da casa mia, ho sentito mancarmi la terra sotto i piedi, la testa si è svuotata, non riuscivo più a respirare e ho avuto il terrore che stessi per morire.

A crollare sono le sensazioni fisiche più abituali e familiari , quelle “che costituiscono il ground di sicurezze scontate del sé” (Spagnuolo Lobb, 2001, p. 94).

Nell’ottica della Psicoterapia delle Gestalt durante l’attacco di panico “è lo sfondo che di colpo crolla: infatti l’intervento di sostegno immediato è proprio quello di riconnettere l’organismo al terreno: appoggiare i piedi per terra, sedersi, respirare a fondo, fornire aria fresca, fare spazio, dare tempo, ricondurre a luoghi o persone familiari” (Francesetti G., 2005, p.62).

La fatica di evitare

In genere, chi ha avuto esperienza di uno o più attacchi di panico tende a sviluppare la preoccupazione che l’attacco di panico possa verificarsi nuovamente.
Di conseguenza si sviluppa la tendenza ad evitare tutte una serie di situazioni che vengono considerate “a rischio”dalla persona, ad esempio si tende a evitare:

  • il luogo/la condizione dove, per la prima volta, si è presentato l’attacco di panico
  • luoghi affollati e/o isolati
  • di stare da soli
  • di svolgere attività fisica
  • luoghi dove risulta difficile svincolarsi o uscire e poter tornare in posti familiari

Questa insicurezza di fondo, spesso richiede faticosi accorgimenti per sentirsi al sicuro. I comportamenti protettivi più diffusi sono: portare con sé farmaci per l’ansia, muoversi solo in zone in cui sono presenti strutture mediche, allontanarsi da casa solo se accompagnati da persone di fiducia, tenere sempre sotto controllo le uscite di sicurezza.

Quando la vita della persona è condizionata dall’evitamento si parla di disturbo da attacchi di panico.

Ogni sintomo porta con sé un messaggio

La condizione di chi vive con il timore di questi incombenti attacchi, diventa sempre più complessa qualora non si intervenga con un sostegno psicologico (accompagnato per un periodo, se necessario, da un sostegno farmacologico).

Ogni sintomo porta con sé un messaggio, anche l’attacco di panico. È importante parlare con un professionista per superare questo momento, soprattutto se la condizione continua a perdurare o peggiorare, creando vere e proprie limitazioni nella tua vita.

Contattami per parlarmi della tua storia, ti aiuterò a ritrovare la direzione verso l’armonia e il benessere, anche con l’aiuto di tecniche di respirazione e di rilassamento come il Training Autogeno.

Bibliografia

American Psychiatric Association (APA) (2013), DSM-5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, tr. it. Raffaello Cortina, Milano, 2014.

Francesetti G., a cura di (2005). Attacchi di panico e postmodernità. La psicoterapia della Gestalt tra clinica e società. Milano: FrancoAngeli.
Francesetti G. (2014c). La psicoterapia della Gestalt con il disturbo di panico. In: Francesetti G., Gecele M. e Roubal J., a cura di, La psicoterapia della Gestalt nella pratica clinica. Dalla psicopatologia all’estetica del contatto. Milano: FrancoAngeli.

SalvaSalva

SalvaSalva

SalvaSalva

Filed Under: Disturbi Psicologici Tagged With: adattamento creativo, Ansia, attacchi di panico, consulenza psicologica, Disturbi d'Ansia, evitamento, fondamenti della gestalt, panico, sintomi attacco di panico, sostegno specifico psicologico, training autogeno

Stress lavoro-correlato

16 Ottobre 2018 by Laura Calosso Leave a Comment

Stress lavoro-correlato

“Non ce la faccio più.
mi sveglio al mattino e spesso mi capita di rigettare.
La sola idea di dover tornare sul posto di lavoro domattina mi fa già stare male”

Così esordiva Ilaria (così la chiameremo per rispetto alla sua privacy).

Ilaria lavora per una grande azienda, dove detiene un ruolo importante.
Ciò nonostante si sente totalmente sommersa dal lavoro, che suscita in lei sintomi psicofisici di stress ed emozioni contrastanti, lasciando poco spazio alla propria vita privata.

Ilaria ha sempre avuto passione per il proprio mestiere, ma l’aumento della mole di lavoro e il cambiamento degli equilibri interni all’azienda hanno fatto emergere in lei un meccanismo già presente sullo sfondo dei suoi vissuti: la paura del giudizio.

Nella medicina del lavoro lo stress lavoro-correlato può essere definito come la percezione di squilibrio avvertita dal lavoratore quando le richieste dell’ambiente lavorativo eccedono le capacità individuali per fronteggiare tali richieste, portando inevitabilmente nel medio e lungo termine ad un vasto spettro di sintomi o disturbi che vanno dal mal di testa, ai disturbi gastrointestinali e/o patologie del sistema nervoso (quali disturbi del sonno, sindrome da fatica cronica ecc…) fino a casi di burn-out o collasso nervoso.

Il timore di essere reputata incapace di gestire la complessa situazione lavorativa, di cui si sente molto responsabile, ha fatto crescere in Ilaria l’ansia da prestazione:

“rispondo alle email a tutte le ore del giorno e della notte (weekend incluso),
sono spesso nervosa e insofferente e nonostante l’impegno che ci metto sembra che il mio lavoro non sia mai abbastanza. Quando torno a casa dalla mia famiglia non sono più come prima e me ne dispiaccio.
mi sento sommersa”

La storia di Ilaria mostra come una situazione particolarmente stressante sul lavoro possa alterare gli equilibri emotivi, fisici e relazionali delle persone.

Esistono storie di vita molto diverse, che parlano tutte dello stesso fenomeno: lo stress correlato al lavoro. Alcune volte la situazione emerge da dinamiche di potere sul posto di lavoro che mettono a dura prova la resilienza delle persone, altre volte da momenti di vita particolarmente stressanti.

In queste e in altre condizioni è importante fermarsi un momento
per fare un passo indietro e osservare la situazione dall’esterno.

Sì, ok, la situazione non sarà delle migliori e molte volte non passiamo fare nulla per cambiare la realtà del nostro posto di lavoro.

Ciò che possiamo fare, è cambiare la nostra prospettiva ed essere più consapevoli.

Potrà sembrarti banale, ma cambiando prospettiva potrai accorgerti di molte cose che nella quotidianità “dai per scontate” e sulla quale puoi ancora agire. Molte volte arriviamo ad accumulare una gran dose di stress e rabbia, senza accorgerci come ci siamo arrivati.

Come uscirne? imparando a essere più consapevoli. Facile a dirsi…

…dirai: “beh, la fai semplice così”

Sì, hai ragione: le situazioni che viviamo sono spesso complicate e non è sempre possibile risolvere tutto con la consapevolezza, ma possiamo utilizzarla per farlo.

Di cosa sto parlando?

Di un concetto teoricamente facile, ma più complesso nella pratica.
Per esempio, ti chiedo, mentre stai leggendo queste righe…

sei comodo in questo momento?

Molti di noi passano l’intera giornata seduti sul posto di lavoro con i muscoli tesi e contratti, tanto che la sera ne risentono fisicamente.

Se ti sei appena accorto di non esserlo…

…prenditi un minuto per cambiare posizione, fare un respiro profondo per tornare nuovamente a leggere.

Come stai adesso?

Esercitare consapevolezza significa questo: ascoltarsi, osservare le proprie percezioni sensoriali, emozioni e pensieri senza esserne silenziosamente travolti.

Questo vuole essere solo un piccolo spunto di riflessione rispetto alla mole di strategie che possiamo apprendere con la pratica.

A cosa serve l’osservazione?

Per smettere di cadere nel “tranello mentale” di identificarci con un solo aspetto di noi o con un nostro pensiero, ad esempio:

“non riesco a fare questa cosa”
diventa troppo spesso
“sono un’incapace”

La verità è che, spesso, siamo noi i primi a giudicarci e a pretendere troppo da noi stessi. Potrai convenire con me che le situazioni sono complesse ma noi non ci accorgiamo di renderle ancora più complicate…

…ma se porterai questa attenzione nella tua vita, potrai davvero trarne un beneficio.
Qualsiasi sia la tua situazione in questo momento, da un punto di vista lavorativo o personale, migliorando la tua capacità di ascoltarti, potrai migliorare il tuo stato di benessere, a partire da te.

La storia di Ilaria può essere anche la tua storia

Ilaria ha saputo cogliere questo momento di crisi come occasione di crescita, intraprendendo un percorso di consapevolezza:

Da quando ho iniziato a praticare esercizi di respirazione e di Mindfulness, che posso tranquillamente esercitare anche nei momenti più faticosi mentre lavoro, la mia vita è cambiata. Ho ripreso a lavorare con più serenità e motivazione, sono meno irritabile con colleghi e familiari; lo stress non è più una valanga che mi travolge, ma è qualcosa che riesco a gestire con un altro spirito.

La storia di Ilaria dimostra come cambiare il nostro approccio alle situazioni possa davvero modificare la qualità della nostra esperienza in merito.

Una pratica di consapevolezza

Per questa ragione, alcune delle più grandi aziende al mondo hanno iniziato a investire sul benessere dei propri dipendenti, facendo loro seguire corsi di Mindfulness e notando un reale miglioramento nella prestazione lavorativa delle persone.

La Mindfulness, oltre a essere un metodo efficace (provato ormai da più di 5000 ricerche scientifiche), può diventare un vero e proprio stile di vita.

Vivere con consapevolezza può permetterti di affrontare le sfide che la vita ti riserva e renderti davvero capace di gestire stress, ansia e tensioni sul lavoro e nella vita.

Così è stato anche per me. Anche per questo ho deciso di formarmi per condividerlo con gli altri.

Se ti senti sommerso dal tuo lavoro, contattami. Insieme troveremo il modo di trasformare questo malessere in una reale occasione di crescita.

SalvaSalva

SalvaSalva

SalvaSalva

SalvaSalva

SalvaSalva

Filed Under: Disturbi Psicologici Tagged With: Ansia, azienda, consapevolezza, Corso di Mindfulness, esercizi di consapevolezza, lavoro, Mindfulness, psicologo a Genova, psicologo a Torino, sintomi psicosomatici, Stress, stress lavoro-correlato, stress sul lavoro

Ansia e fobie

23 Marzo 2018 by Laura Calosso Leave a Comment

Ansia e fobie

L’ansia è una condizione umana.

Prima di inoltrarti nella descrizione dei principali disturbi d’ansia ti invito a riflettere sul fatto che tutti noi possiamo riconoscerci in alcuni dei tratti descritti di seguito, senza soffrire di un vero e proprio disturbo.

Un moderato livello d’ansia può dimostrarsi vantaggioso per la nostra riuscita personale e professionale.

Il problema sorge quando la nostra vita ne risulta sopraffatta,
limitandoci ai margini della nostra esistenza.

Se stai iniziando a limitare la tua vita per evitare le situazioni che ti suscitano ansia e/o stress, sappi che esistono diversi metodi e tecniche specifiche per affrontare e trattarla.

Non cadere nella tentazione di dare un’etichetta al problema che ti riguarda e chiuderti alla possibilità di uscirne. Inizia piuttosto a renderti consapevole del fatto che, come è successo a te, anche altre persone ne hanno sofferto e ne sono uscite.

La buona notizia è che puoi reagire a ciò che ti sta accadendo (o aiutare la persona a te casa alla quale sta succedendo).

Il coraggio non è assenza di paura, ma non è altro che paura sostenuta dal respiro

Senti il bisogno di un sostegno per gestire l’ansia? Contattami per un primo appuntamento

I principali disturbi d’ansia sono

Fobia specifica

Una fobia specifica si caratterizza come un vissuto di paura e/o ansia eccessive e marcate verso un oggetto o una situazione particolare. 

Tra le fobie più diffuse vi sono quelle per: animali (ragni, insetti, cani, ecc..); ambienti naturali (altezze, temporali, acqua, ecc..); sangue e ferite (aghi, trattamenti medici invasivi, ecc..); spazi chiusi (aeroplani, ascensori, trasporti e luoghi senza via di fuga immediata, ecc..).

Disturbo d’ansia sociale (fobia sociale)

La fobia sociale è caratterizzata da una marcata o intensa paura e/o ansia relativa alle situazioni sociali, in cui l’individuo può essere esaminato dagli altri o teme di essere giudicato negativamente. Le persone che soffrono di questo disturbo tendono a ritirarsi ed evitare le interazioni con gli altri (ad esempio evitano di mostrarsi, parlare o esibirsi in pubblico, partecipare ad eventi collettivi, ecc..)

Attacchi di panico

Gli attacchi di panico possono originarsi sia in seguito a eventi attesi e/o temuti, sia senza che vi sia un elemento scatenante chiaro. L’attacco di panico si avverte con la comparsa di paura o disagio improvvisi e intensi, in cui si verificano quattro (o più) dei seguenti sintomi:

  1. Palpitazioni o tachicardia
  2. Sudorazione intensa
  3. Tremori
  4. Dispnea o sensazione di soffocamento
  5. Sensazione di asfissia
  6. Dolore o fastidio al petto
  7. Nausea o disturbi addominali
  8. Sensazioni di vertigine o di svenimento
  9. Brividi o vampate di calore
  10. Parestesie (torpore o formicolio)
  11. Derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (sentirsi distaccati da sé stessi)
  12. Paura di perdere il controllo
  13. Paura di morire

Una persona che manifesta frequenti attacchi di panico inaspettati (per cui non sembra esserci un chiaro elemento scatenante) può sviluppare quello che viene definito disturbo di panico.

Agorafobia

Si definisce agorafobia una marcata paura o ansia relativa a due (o più) delle seguenti situazioni:

  1. Utilizzo dei trasporti pubblici (autobus, treni, metro, ecc..)
  2. Trovarsi in spazi aperti (parcheggi, mercati, ponti, ecc..)
  3. Trovarsi in spazi chiusi (teatri, negozi, cinema ecc..)
  4. Stare in fila oppure tra la folla
  5. Essere fuori casa da soli

La persona tende ad evitare queste situazioni perché teme che possa avvenire qualcosa di terribile, che sia difficile fuggire oppure che potrebbe non essere disponibile il soccorso nel caso in cui dovessero sentirsi male. Le situazioni quindi vengono evitate o richiedono la presenza di un accompagnatore, o vengono sopportate con paura e/o ansia intense. L’evitamento può diventare talmente grave che la persona si ritrova costretta in casa.

Per approfondire il tema potrebbe interessarti anche l’articolo riguardante come lasciare andare ansia e stress.

Ti capita di vivere sintomi come quelli descritti ? Contattami per un primo appuntamento

SalvaSalva

SalvaSalva

SalvaSalva

SalvaSalva

SalvaSalva

SalvaSalva

SalvaSalva

SalvaSalva

SalvaSalva

SalvaSalva

SalvaSalva

SalvaSalva

SalvaSalva

SalvaSalva

SalvaSalva

SalvaSalva

SalvaSalva

Filed Under: Psicologia e Benessere Tagged With: agorafobia, Ansia, ansia da prestazione, Ansia e Stress, attacco di panico, consulenza psicologica, Disturbi d'Ansia, fobia sociale, fobia specifica, fobie, lasciare andare ansia e stress, Stress, studio di psicologia

Psicosomatica e Pnei

17 Dicembre 2016 by Laura Calosso Leave a Comment

Psicosomatica e Pnei

Somatizzare: stress e quotidianità

Psicosomatica e Pnei lo dimostrano : una maggiore consapevolezza emotiva e corporea, aiuta a superare problemi di somatizzazione dovuti ad ansia e stress.

Ora ti invito a dedicare un momento per rispondere alle seguenti domande :
1. Consideri frenetica la tua quotidianità?
2. Riesci a ritagliare un momento quotidiano per te?
3. Vorresti che le giornate avessere più ore per fare tutto con più calma?
4. Hai perso la motivazione o l’interesse nelle tue attività quotidiane?
5. Ti sembra di risentirne sia a livello fisico che psicologico?
6. Ti hanno mai diagnosticato un disturbo psicosomatico o non hanno individuato la causa di un tuo malessere fisico?

Se hai risposto Sì ad almeno una di queste domande sei nel posto giusto e ti consiglio di continuare a leggere questo articolo.

Lo sapevi che ad oggi è stato dimostrato che la reazione prolungata allo stress è una delle cause principali per l’insorgere di malattie? Si tratta di disturbi provocati dall’attivazione del “sistema di allarme” del nostro organismo. Sono difficili da individuare ma non meno reali di tutti gli altri disturbi, e sono strettamente legati al nostro stile di vita.

Disturbi Cardiovascolari e Depressione

Statistiche mondiali rivelano che tra le prime cause di morte al mondo vi siano le patologie cardiovascolari. Disturbi per cui, come sappiamo, risulta evidente non solo una predisposizione di base, ma anche uno stile di vita sfavorevole per la salute.

Ciò che rende queste evidenze rilevanti, da un punto di vista clinico e sociale, è lo stretto legame tra malattie cardiovascolari e depressione.
In particolare due recenti studi hanno dimostrato la vulnerabilità a malattie cardiovascolari in presenza di quadri diagnostici depressivi (Rugulies R., 2002; Wulsin L.R., Singal B.M., 2003).
Entrambi gli studiosi hanno evidenziato, dall’analisi della letteratura del periodo storico compreso tra il 1966 e il 2000, il rischio di sviluppare patologie cardiovascolari in un arco di tempo di 4 anni per coloro, senza disturbi cardiaci, esposti a depressione (Porcelli P., 2009).

Il legame tra depressione e disturbi cardiovascolari e mortalità è allora spiegato dalla risultante di cause concatenate quali:

  1. I fattori biologici (ipertensione, ipercolesterolemia, dislipidemia, sedimentazione di placche nelle arterie, processi infiammatori, bassa variabilità del battito cardiaco, tossicità cardiaca degli antidepressivi)
  2. Stile di vita (fumo, consumo di alcol, scarsa attività fisica, obesità)
  3. Comportamento di malattia (scarsa aderenza al trattamento, scarsa attenzione per le proprie condizioni di salute; Wulsin et. al, 2003 in Porcelli P., 2009, p. 12)

I risultati di queste ricerche pongono ulteriori solide basi alle affermazioni finora esposte riguardo l’intreccio e il valore multifattoriale di quei disturbi considerati esclusivamente biologici o psicologici.

Psicosomatica e Pnei: il nuovo ponte tra Medicina e Psicologia

La Scienza ha sostenuto per molto tempo la scissione mente – corpo, cosa che ha inevitabilmente inciso sull’approccio medico e psicologico circa la sofferenza psicofisica.
La Psicosomatica è una branca sia della medicina che della psicologia clinica, che indaga la connessione tra un disturbo somatico (fisico) e la sua causa di natura psicofisica.

Il corpo si è dimostrato uno degli strumenti più potenti che abbiamo a disposizione per conoscere più approfonditamente noi stessi e gli altri.

Il progresso scientifico, abbracciando la tradizione, suggerisce l’efficacia di tutte quelle pratiche olistiche che permettono di acquisire una maggiore consapevolezza emotiva e corporea.
Lo stretto legame tra mente e corpo è stato in seguito tradotto in studi scientifici relativi a depressione, ansia, sofferenze legate alla sfera lavorativa e relazionale, facendo emergere la profonda validità di queste strategie per vivere una vita serena e un benessere duraturo.

Mente e Cervello: un falso dilemma

Ma allora come siamo arrivati a dividere tra mente e corpo? Probabilmente è stato un processo graduale dopo la rivoluzione del pensiero cartesiano.
Nonostante questa separazione sia stata utile per studiare nel dettaglio il corpo umano e tutte le sue diverse funzioni, quando si guarda al benessere globale, risulta riduttivo fermarsi ad analizzarne solo una parte.
Questo non significa che non sia utile curare un disturbo medico con i dovuti accorgimenti, quanto piuttosto non limitarsi a ricercarne le cause unicamente biologiche o fisiche, quando potrebbero essercene altre più insidiose, ma non meno potenti, come quelle psicologiche (a seguito di stress, traumi, lutti, blocchi emotivi ecc..).

Secondo Pietro Calissano, che dal 1987 dirige l’Istituto di Neurobiologia del CNR:

Molti studiosi (…) sostengono una netta dicotomia fra attività cerebrali (tra cui lo ribadiamo per chiarezza, il movimento di un braccio, la percezione di un suono o di un dolore etc.) ed attività mentali come, appunto il pensiero o l’autocoscienza. Non a caso il mondo della medicina è, a livello accademico, ancora diviso in due corpi di insegnamento distinti e talvolta in contrasto fra loro: gli psichiatri, con le loro numerose varianti basate sul prefisso psiche (psicologi, psicoanalisti etc.) che analizzano le attività ‘mentali’, ed i neurologi, i neurochirurghi, i neurobiologi che si occupano del funzionamento delle attività cerebrali. (2001, p.13)”.

Il dualismo, di cui parla Calissano, è in particolare quello che riguarda la mente e il cervello.
Come ben sappiamo, l’uomo è dotato di un sistema di apparati e organi interni che possono ammalarsi o essere colpiti da alcuni “malfunzionamenti” a vari livelli.
Molto spesso siamo indotti a ridurlo ad un insieme di processi biochimici considerandolo come se fosse solo un corpo, senza comprenderne il complesso sistema di influenze ambientali e psicologiche invisibili ad un’analisi meramente fisica e superficiale.

Al tempo stesso, quando affermiamo la centralità della mente per quanto concerne la sofferenza psichica, attuiamo uno speculare riduzionismo nel considerarla come qualcosa di separato dal corpo fisico che la esprime e la porta nel mondo quotidianamente.

La mente incarnata

Pertanto, ha davvero senso prescindere l’attività mentale dal complesso sistema cerebrale e corporeo che la supporta per valutare il benessere della persona?

Ad oggi è difficile pensare di scindere mente e cervello così nettamente, soprattutto considerandoli il risultato di un complesso insieme di fattori biologici e psicologici in continua relazione tra loro e con una realtà ambientale e sociale in grado di modificarne gli equilibri.

La Psiconeuroendocrinoimmunologia (Pnei)

Parallelamente allo sviluppo della medicina psicosomatica, si sviluppa la Psiconeuroendocrinoimmunologia (Pnei), una disciplina neuropsicologica con forti basi scientifiche, chimiche e biologiche che assolve al bisogno d’integrazione disciplinare tra medicina e psicologia. Tale modello nasce in Europa, attorno agli anni ’30 del Novecento, con le ricerche di Hans Seyle in materia di neurobiologia dello stress e “rappresenta la più robusta controtendenza al paradigma meccanicista e riduzionista che, a partire dalla seconda metà del XIX secolo, diventa dominante in biomedicina”(Bottaccioli, 2008, p.13).

Questa disciplina, nonostante coinvolga le più avanzate tecnologie, si radica in una concezione di guarigione molto legata alla medicina antica, di origine orientale ed occidentale.
Gli studi di psiconeuroendocrinoimmunologia (Pnei) da molti anni hanno tradotto queste basi teoriche in dati scientifici, che rigorosamente dimostrano come avvenga il collegamento tra emotività e patologia somatica (Bagnoli A., 2014).

I processi di risposta immunitaria

Nello specifico la Pnei studia come le influenze del Sistema Nervoso Centrale e del Sistema Endocrino possano modificare la risposta del Sistema Immunitario. In questo meccanismo, anche le comunicazioni bidirezionali fra i vari sistemi possono modificare la risposta infiammatoria. Ad esempio lo stress cronico può fare insorgere fenomeni di ansia e depressione dovuti a un’omeostasi instabile del corpo (Bagnoli A., 2014).

Somatizzazione ed emozioni

Oggi è quindi possibile affermare scientificamente ciò che ai primi del Novecento scriveva Gustav Carl Jung: “un cattivo funzionamento della psiche può fare molto per danneggiare il corpo e allo stesso modo una malattia somatica può danneggiare la psiche”. Gli studi di psiconeuroendocrinoimmunologia dimostrano che la tendenza a somatizzare sia più propriamente presente in coloro che non riescono a riconoscere o ad esprimere le proprie emozioni (Bagnoli A., 2014). Per questo motivo, nel lavoro Psicologico e Psicoterapeutico, sono sempre più diffuse modalità di lavoro corporeo, per dare voce alla sofferenza emotiva e psicologica, così da iniziare un lavoro parallelo e di reciproca influenza tra il corpo e la mente.

Psicosomatica e Pnei lo dimostrano : una maggiore consapevolezza emotiva e corporea, aiuta a superare problemi di somatizzazione dovuti ad ansia e stress. 

Se hai domande, suggerimenti o curiosità da condividere, ti invito a lasciare un commento qui sotto o contattarmi personalmente.

Bibliografia

Argentieri, S., Calissano, P., Canestri, J., Cimatti, F., Denes, G., Gessa, G.L., Mancia, M., Oliviero, A., Parisi, D., & Signorini, M., introduzione di Montalcini R.L., (2001). Mente e cervello: un falso dilemma? Il Melangolo Editore.
Bagnoli, A., (2014). Il disagio psichico nello studio del medico: quando è il corpo che parla. Psico-Pratika 110, 1-5.
Bottaccioli F., (2008). Il paradigma della psiconeuroendocrinoimmunologia: saggio storico ed epistemologico. Visibile al sito www.sipnei.it
Calosso L., Freilone F., (2015). Il Volto della Psicopatologia: Applicazione Clinica del Facial Action Coding System.
Porcelli, P., (2009). Medicina Psicosomatica e Psicologia Clinica: modelli teorici, diagnosi e trattamento. Raffaello Cortina Editore, Milano.

SalvaSalva

SalvaSalva

SalvaSalva

SalvaSalva

SalvaSalva

SalvaSalva

Filed Under: Psicologia e Benessere Tagged With: Ansia, Ansia e Stress, Benessere olistico, Disturbi d'Ansia, Disturbi Psicosomatici, dualismo mente e corpo, emozioni e somatizzazione, liberare le emozioni, mente incarnata, Pnei, Psicologia, psicologo a Genova, psicologo a Torino, Psiconeuroendocrinoimmunologia, Psicosomatica, Psicosomatica e Pnei, sistema endocrino, sistema immunitario, sistema nervoso, Somatizzare, Stress, stress cronico

Before Footer

Footer

Dott.ssa Laura Calosso
Psicologa e Psicoterapeuta
Instagram @psicologia.creativa
P.IVA 02448480992

Privacy Policy

  • Home
  • Chi sono
  • Percorsi
  • Video
  • Contatti
  • Per te
  • Inizia un percorso

Copyright © 2023 · Wellness Pro on Genesis Framework · WordPress · Log in