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Dott.ssa Laura Calosso | Psicologia Creativa

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Psicologia e Benessere

lasciare andare ansia e stress

25 Novembre 2019 by Laura Calosso Leave a Comment

lasciare andare ansia e stress

“Il primo passo non ti porta dove vuoi, ma ti toglie da dove sei”

L’ansia è un fenomeno complesso e universale di cui tutti facciamo esperienza e svolge una importante funzione adattiva.

Sei spesso ansioso o stressato?

Il primo passo è l’accettazione di ciò che stiamo vivendo, che non significa rinuncia passiva al cambiamento ma esplorazione e conoscenza dei propri limiti. 

L’unico problema con le emozioni meno piacevoli come l’ansia, la paura e la tristezza è che vuoi sbarazzartene, senza comprendere che sono benedizioni sotto mentite spoglie, indice della presenza di un campanello d’allarme per qualcosa che non va e che sarebbe bene cambiare.

Non riesci a lasciare andare pensieri ansiosi o stressanti?
Il tuo corpo ti invia segnali d’allarme che non riesci a controllare?

Imparando a conoscere e gestire le tue emozioni nel corpo, anche attraverso esercizi mirati, potrai diventare alleato dell’ansia, senza che ti impedisca di vivere serenamente!

Lao Tzu, fondatore del Taoismo diceva: se vuoi liberarti di qualcosa devi prima lasciare che si espanda. Così, se vuoi liberarti dall’ansia, devi lasciare che prosperi dentro di te, senza combatterla, senza fuggire da essa, basta prenderne consapevolezza. Solo allora inizia la trasformazione.

Clicca qui e ricevi subito la mia traccia audioguidata di rilassamento via email 

Ecco 7 suggerimenti per lasciare andare ansia e stress

Il segreto per convivere con stress e ansia risiede nella pazienza e nel coltivare la presenza mentale. Ecco alcuni punti importanti per iniziare a coltivare uno stato d’animo positivo anche nei momenti d’ansia e stress:

1. Concentrati sul respiro

Se la nostra vita è troppo frenetica possiamo comunque ricordarci di respirare profondamente portando la nostra attenzione all’addome, oltre che sul petto. In questo modo praticheremo una respirazione più completa che svolgerà una funzione rilassante e distensiva.

Se non hai mai fatto questo genere di esercizi può aiutarti ripetere mentalmente una frase come “Inspiro calma ed espiro tutti i pensieri”.

Trova il tempo di allenare la respirazione, i benefici sono innumerevoli:

  • maggiore equilibrio emotivo
  • maggiore ossigenazione del cervello e rallentamento del battito cardiaco
  • migliore gestione di stress e ansia
  • maggiore consapevolezza posturale
  • miglioramento delle relazioni interpersonali
  • più sicurezza e lucidità nel prendere decisioni
  • aumento del flusso di energia vitale

2. Presta la più completa attenzione a ciò che stai facendo

Lasciamo che le semplici attività quotidiane diventino una sorta di meditazione, svolgiamole con totalità, come fossero la cosa più importante da fare in quel momento.

Cerchiamo di fare solo una cosa alla volta. Impariamo a prestare la massima attenzione a ciò che accade momento dopo momento, lasciando che sia così com’è, vivendolo in tutta la sua interezza.

Cerchiamo di far nostro un semplice esercizio: ogni volta che ci rendiamo conto che la nostra mente è altrove rispetto a ciò che stiamo facendo, richiamiamoci al presente e congratuliamoci con noi stessi per essercene accorti.

3. Trova del tempo per te e per fare le cose che ami

Se la tua vita ultimamente si è ridotta alla soddisfazione dei bisogni primari tuoi, e magari anche della tua famiglia, dedica del momento interamente a te. Potresti avere una passione rimasta nel cassetto alla quale ti piacerebbe dedicare più energie. Ecco, potresti iniziare proprio da quella per coltivare dei momenti di qualità insieme a te stesso. Se pensi che la buona volontà non basti, inizia a scrivere il tuo nome in agenda, programmando questi momenti. Vedrai, sarà rivoluzionario!

4. Non giudicarti

Continuare a darti addosso con pensieri negativi non ti servirà a nulla. Piuttosto quando ti accorgi che stai nuovamente “cadendo” in un circolo vizioso di pensieri stressanti, congratulati con te stesso per essertene accorto e riporta l’attenzione su ciò che stavi facendo. Le parole che ci diciamo sono importanti, il nostro corpo le assorbe come una spugna e il rischio è quello di sviluppare disturbi psicosomatici (cefalee, gastriti ecc…) .

5. Utilizza le tue stesse parole per rilassarti

In qualsiasi momento della tua giornata puoi provare a ripeterti mentalmente alcune frasi che non contengano negazioni (è stato provato che il nostro cervello non le “legge”), che siano al presente e che contengano l’affermazione di ciò che desideri. Ad esempio puoi ripeterti “io sono rilassato” fintanto che non riesci a percepire questa sensazione nel corpo (ad esempio percependoti più tranquillo di quando hai iniziato l’esercizio). Un suggerimento: sii paziente, è possibile che all’inizio tu non creda alle tue parole, per cui non demordere! Ricorda che non si raggiunge il decimo piano, senza prima aver salito ogni piccolo gradino.

6. Ascolta il tuo corpo

Imparare ad ascoltare le sensazioni che accompagnano un gesto spontaneo e naturale come il respiro, apre un canale di comunicazione profonda con i movimenti di vita essenziali del tuo corpo.

Quando siamo in autobus, quando facciamo una passeggiata prestiamo attenzione alle nostre sensazioni corporee, al respiro, ai suoni intorno a noi, alle piante dei piedi che toccano il suolo. Sembrano banali esercizi, ma se praticati con costanza hanno un grande potere trasformativo. Basta provare. Prendi coraggio!

Se fai attività sportiva o palestra, la prossima volta prova a restare in ascolto delle sensazioni fisiche che provi durante l’esercizio fisico. Nota come cambia l’esperienza portando l’attenzione ad esempio esclusivamente ai tuoi piedi o alle tue mani.

Puoi provare inizialmente da seduto portando le  mani posate sulle gambe e restando in ascolto delle sensazioni di contatto tra le mani e le gambe (temperatura, contatto ed eventuali formicolii o vibrazioni)

7. Apprendi una pratica meditativa

La meditazione è l’arte della presenza del vivere. Nei miei percorsi, ancora prima di insegnarti a ritagliare dello spazio per meditare, ti insegno a rendere le tue attività quotidiane momenti di vera e propria meditazione.

Scopri il mio percorso di 10 settimane IO Medito

Come funzionano ansia e stress?

Quando ci troviamo di fronte ad una minaccia fisica o psicologica, il nostro organismo mette in funzione una reazione di allarme che ci prepara a combattere o a fuggire: si attivano, quindi, tutte quelle funzioni neurovegetative come l’aumento della frequenza respiratoria e cardiaca, sudorazione, tensione muscolare e un conseguente maggiore afflusso di sangue ai muscoli. Improvvisamente diventiamo molto svegli e attenti, le percezioni sensoriali si acuiscono, il sistema digestivo si arresta. Viene inoltre stimolata la ghiandola pituitaria che è responsabile della secrezione di altri ormoni della corteccia surrenale; ci troviamo di fronte ad una reazione di stress, funzionale alla nostra sopravvivenza.

Il problema sorge quando non siamo in grado di servirci in modo costruttivo e adattivo di questi meccanismi. La sovreccitazione dovuta alla reazione allo stress può diventare uno stile di vita, una reazione abituale ad una situazione stressante.
Non è raro, infatti, che molti individui si sentano costantemente tesi, soffrano di aritmie cardiache e siano vittime di tensioni croniche che coinvolgono i muscoli delle spalle, la mandibola, la faccia.
Lo stress potrebbe diventare cronico e portare a gravi conseguenze per la nostra salute fisica e psicologica.

Contattami

Prenota il tuo primo appuntamento: troveremo insieme le strategie più adatte a te per affrontare i momenti di stress, ansia e tensione che stai vivendo.

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Se sei depresso stai vivendo nel passato,
se sei ansioso, stai vivendo nel futuro,
se sei in pace, stai vivendo nel presente

Lao Tzu

Bibliografia

Dennis Lewis (1999) Respirazione naturale Tecniche Nuove.
Kabat-Zinn, J., (1993) Vivere Momento per Momento; Tea Edizioni.
Kabat-Zinn, J., (2011). Dovunque tu vada ci sei già, in cammino verso la consapevolezza; Tea Edizioni.
Lao Tzu (a cura di Browne Walker B., 2009). Tao Te Ching; Oscar Mondadori

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La profezia che si autoavvera a tuo vantaggio

21 Ottobre 2019 by Laura Calosso Leave a Comment

La profezia che si autoavvera a tuo vantaggio

La profezia che si autoavvera è uno dei fenomeni più diffusi e studiati in Psicologia Sociale: esso si definisce come quell’insieme di meccanismi mentali che fanno in modo che le aspettative delle persone si avverino, confermandole.

Scorrendo questo articolo troverai un esercizio pratico per utilizzare la profezia che si autoavvera a tuo vantaggio…

La profezia che si autoavvera può succedere:
– sia perché, avendo a mente una certa convinzione, la mente tende a soffermarsi sulle informazioni che la confermano
– sia perché l’atteggiamento stesso della persona portatrice della credenza, va a influenzare effettivamente la situazione.

Quindi…

Se pensiamo che una persona sia fredda e ostile l’interpretazione di tutti i comportamenti ambigui andranno in tal senso. Inoltre, è probabile adottare un comportamento poco cordiale che non suscitando simpatia nell’interlocutore lo porterà a rispondere confermando quindi la nostra profezia iniziale.

L’esempio di Marco

Marco è appena uscito da una precedente esperienza lavorativa molto negativa, dove ha subito mobbing (una dinamica di violenze psicologiche sul posto di lavoro). Si approccia ai nuovi colleghi con aria diffidente, temendo il loro giudizio. Quando va in ufficio durante i primi giorni si sente a disagio, cerca di evitare il contatto diretto coi colleghi, li evita e non partecipa attivamente ai momenti di pausa insieme, destando sospetto in loro che a propria volta, a disagio con lui, iniziano a giudicare tra loro di questo suo incerto modo di relazionarsi.

Nel caso di Marco la profezia che si autoavvera, cristallizzata dall’esperienza lavorativa precedente, si sviluppa con conseguenze negative, ma se Marco diventasse consapevole di questo meccanismo, potrebbe usarlo a suo vantaggio?

Veniamo ora a come usare la profezia che si autoavvera a tuo vantaggio…

Il cervello dispone di un meccanismo naturale, tanto potente quanto efficace, per farci vivere al meglio le situazioni che affrontiamo quotidianamente. La nostra mente non distingue tra ciò che è reale e ciò che è oggetto di fantasia. Per questo motivo possiamo sfruttare la nostra immaginazione, con alcune caratteristiche che vedremo nell’esercizio di seguito, per prepararci a eventi futuri per noi importanti e carichi di emotività.

IMPORTANTE:
Se desideri compiere qualcosa nella realtà,
innanzitutto visualizza te stesso mentre riesci a compiere positivamente quell’azione che desideri realizzare.

Come fare?
Prendi carta e matita…
Ecco un esercizio per te!

1 – Individua una situazione importante che dovrai affrontare nel prossimo futuro: come vorresti sentirti al momento di affrontarla?

Pensa a una situazione importante, lavorativa o personale, che dovrai affrontare a breve. Potrebbe trattarsi di un incontro di lavoro, di un trasloco, di una scelta da prendere, di parlare con una persona per comunicarle una cosa importante o altro…

Marco individua questa situazione:
“La prossima volta che andrò a lavorare, vorrei sentirmi a mio agio con i colleghi e iniziare ad avere qualche contatto con loro senza lasciare che la paura di essere giudicato metta in crisi la mia autostima”

2 – Riconosci la convinzione positiva su di te che credi ti servirebbe sentire per affrontare la situazione

Mentre pensi a quello che dovrai affrontare, chiediti: “cosa mi servirebbe credere di me per affrontare questa particolare situazione?”.

Nell’esempio di Marco ciò che vorrebbe pensare di sé in quel momento è:
“Io ho fiducia in me”

3 – Entra in contatto con quella sensazione adesso

Entra bene in contatto con la sensazione fisica che provi quando ti identifichi con quella convinzione positiva.
N.B. Se non riesci a sentirla, pensa al ricordo dell’ultima volta che hai provato quella specifica sensazione.

Marco:
“Quando ho fiducia in me sento il corpo più compatto e una piacevole sensazione di apertura a livello delle spalle, sono più rilassato”

4 – Ora chiudi gli occhi e immagina di vivere quella situazione proprio come vorresti

Immagina di vivere quella situazione importante che dovrai affrontare, sentendo dentro di te quella convinzione positiva tradotta in emozioni e sensazioni. Immaginala come i fotogrammi di un film che scorrono sullo schermo davanti a te, dall’inizio alla fine della scena, con il suo compimento positivo.

Marco immagina:
“Entro in ufficio, saluto tutti normalmente, poi in pausa mi avvicino alla macchinetta del caffè e parlo con qualche collega del più e del meno. Mentre questo avviene sono sereno, sento di avere fiducia in me e riesco a tornare a lavorare più piacevolmente senza che la paura di essere giudicato influenzi la mia giornata”

5 – Riconosci se emerge un blocco o una convinzione negativa su di te

Se ti stai trascinando con te a una convinzione negativa, è possibile che stia influenzando il tuo atteggiamento nel quotidiano. Per questo è importante diventarne consapevoli.

L’esempio di Marco:
Marco nel suo lavoro spesso deve fare riunioni con colleghi. Nel momento in cui è con loro è a disagio e pensa “non sono abbastanza bravo a parlare in pubblico”.

Se possibile fai una lista di almeno 3 credenze negative che hai su di te e diventa consapevole del ruolo che hanno nella tua quotidianità:
Ad esempio
“non sono abbastanza bravo a parlare in pubblico”;
“sono inadeguato”
“sono brutto”

6 – Domandati rispetto alla convinzione negativa: “Chi lo ha deciso?”, “Da dove viene?”

Riappropriati del tuo potere personale, riconoscendo l’origine di queste idee su di te. Spesso si tratta di idee profondamente radicate in noi dall’infanzia o in esperienze relazionali o eventi traumatici del passato.

7 – Ripeti l’esercizio più volte durante la settimana per rinforzarne l’effetto

Più volte ripeterai questo esercizi, più la tua mente e il tuo corpo saranno preparati all’evento in questione. Ha gli stessi effetti di un allenamento sportivo, perché la mente non distingue ciò che è reale da ciò che immaginiamo.

Immaginando e visualizzando ripetutamente di raggiungere un obiettivo. Le tue possibilità reali di successo aumenteranno notevolmente”.

Lazarus A., 1989

8 – Se questo esercizio non funziona come vorresti perché la credenza negativa continua a essere molto forte, considera la possibilità di lavorarci con l’E.M.D.R.

Se queste credenze sono radicate in te, considera la possibilità di orientarti verso un lavoro psicologico in termini di autostima, autoefficacia e/o altro.

Esiste un metodo, l’ E.M.D.R. (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) davvero utile, oltre che per il trattamento del trauma e di problematiche legate allo stress, anche per sciogliere i blocchi relativi a quelle credenze negative su di te, a partire dai ricordi connessi a quelle esperienze di vita che le hanno generate.


Se sei curioso di saperne di più, o desideri approfondire contattami !

Filed Under: Psicologia e Benessere

Il dilemma dell’autenticità

14 Luglio 2019 by Laura Calosso Leave a Comment

Il dilemma dell’autenticità

“Essere” o “dover essere”? È il dilemma dell’autenticità

Ieri pomeriggio, sfogliando “La Terapia Gestaltica Parola per Parola” di Fritz Perls, ho avuto modo di riflettere su uno dei problemi forse più diffusi dei nostri tempi: essere o dover essere?

Spesso non ne siamo consapevoli. Per questo può essere utile spendere qualche minuto a riflettere sul se e quanto ci riguardi da vicino:

Sei più disposto a perseguire la realizzazione autentica di te stesso (l’essere) o la realizzazione dell’immagine di te stesso in base alle aspettative o convinzioni degli altri (il dover essere)?

Sono molti quelli che dedicano la propria esistenza a realizzare una loro concezione di come dovrebbero essere, invece di realizzare se stessi. Questa differenza tra realizzazione di sé e realizzazione della propria immagine di sè è molto importante. La maggior parte delle persone vive soltanto per la propria immagine.

F. Perls

Ecco che l’essere o non essere, alla radice dell’indecisione che impediva ad Amleto di agire, si rinnova oggi nella questione dell’essere o dover essere. Un dilemma che credo possa considerarsi, ad oggi, uno dei punti cardine della sofferenza del nostro vivere moderno.
Infondo a questo articolo troverai un esercizio pratico per iniziare a riflettere su questo tema.. buona lettura!

Quando i “dover essere” creano sofferenza?

Come puoi immaginare, per perseguire un’immagine ideale di come dobbiamo essere, ci basiamo su un’idea e/o su giudizio rispetto a ciò che sia giusto o adatto fare, in base all’immagine cui vogliamo tendere. Per tendere a questo ideale, in qualche modo, esercitiamo un controllo.

Il problema del controllo

Più siamo impegnati a perseguire il nostro ideale di come dobbiamo essere, più esercitiamo un controllo e più tendiamo a mettere in atto comportamenti rigidi che spesso, paradossalmente, vanno a interferire con la nostra vita.

Ogni tipo di controllo esterno – anche il controllo esterno interiorizzato del “tu dovresti” – interferisce con il funzionamento sano dell’organismo

F. Perls

In questo senso, a partire da un’ideale interiorizzato di come dovremmo essere, tendiamo a rispondere in modo ripetitivo, in quanto familiare e rassicurante, senza rischiare la novità di entrare davvero in contatto con l’altro o con l’ambiente che ci circonda senza esercitarvi un controllo.

Paradossalmente crediamo di poter controllare l’ambiente col nostro comportamento: “se sarò impeccabile, sarò accettato dagli altri”, ma come ben sappiamo, il fallimento di questo assunto nasce dal momento stesso in cui viene applicato in modo rigido. Inoltre essere impeccabili non determina automaticamente l’accettazione da parte degli altri, anzi, la nostra rigidità nell’essere sempre impeccabili potrebbe divenire persino ragione di antipatia nei nostri confronti da parte di colleghi e/o amici.

Credo che tutti noi, almeno una volta nella vita, ci siamo trovati a fare i conti tra una spinta spontanea del nostro essere, in contrasto con l’ideale di come riteniamo piuttosto di dover essere. Questo, a volte, crea confusione nelle nostre scelte, facendoci perdere di autenticità e spontaneità.

L’ideale di me…

Perls chiamava questa attitudine la maledizione dell’ideale, si riferiva alla maledizione del non dover essere ciò che si è.

Perché perseguire un ideale? Forse perché non riteniamo di essere abbastanza? Forse perché abbiamo imparato che per essere amati o stimati abbiamo bisogno di confermare le aspettative degli altri?

…dove l’ho imparato?

Spesso l’ideale cui tendi è qualcosa che hai interiorizzato fin da tempi remoti. Ti accorgi che è così quando alla domanda “chi ha deciso che devo essere così?” rispondi “io” oppure “non lo so” e alla domanda “da quanto è così?” tendi a rispondere “da sempre”.

Un esercizio per te

Quali sono gli ideali, che ti condizionano nella quotidianità?

1 – Scrivi i 7 “devo essere..”

Il mio invito, molto pratico, è quello di prendere ora un foglio e di scrivere una lista dei primi 7 “devo essere..” che ti vengono in mente, senza pensarci troppo. Di seguito hai alcuni esempi :

“devo essere impeccabile”;
“devo essere interessante”;
“devo essere bello/a”;
“il mio lavoro deve essere perfetto”…

2 – Completa la frase con “per..”

Una volta evidenziati i tuoi 7 punti, completa ciascuna frase aggiungendo all’ideale l’utilità che lo contraddistingue. Puoi farlo semplicemente aggiungendo “per” come negli esempi di seguito:

“devo essere impeccabile per essere accettato dagli altri”;
“devo essere interessante per piacere agli altri”;
“devo essere bello/a per essere amato/a”;
“il mio lavoro deve essere perfetto per avere la stima dei miei colleghi”…

3 – Dove l’ho imparato?

A questo punto puoi scrivere accanto ad ogni frase dove pensi di averlo imparato ad esempio se in famiglia (con genitori o fratelli) , a scuola o attraverso altre specifiche esperienze della tua vita.

4 – Pratica 7 giorni di consapevolezza

Ora che hai stilato la tua lista di ideali, diventane consapevole nella quotidianità. Il mio invito è quello di associare ad ogni punto un giorno della settimana. Dedica ogni giorno della settimana, a partire da domani, a divenire consapevole del modo con cui tendi a perseguire quell’ideale.

Non ti resta che iniziare a scrivere.. buona pratica!

Se desideri andare a fondo su questo tema non esitare a contattarmi!

Bibliografia

Perls F.(1980), La terapia gestaltica parola per parola, Astrolabio editore.

Filed Under: Psicologia e Benessere Tagged With: Ansia, autenticità, autostima, benessere, citazioni Fritz Perls, consapevolezza, controllo, dover essere, esercizio pratico, ideale, perls, Psicologia, psicoterapia, psicoterapia della gestalt, Stress

Elaborare memorie con l’EMDR

22 Febbraio 2019 by Laura Calosso Leave a Comment

Elaborare memorie con l’EMDR

Elaborare memorie “congelate”

Cercherò di spiegarti nel modo più semplice possibile cosa succede al nostro cervello quando viene esposto a uno stress estremamente intenso, avviene qualcosa di simile a un black-out: la memoria di quel momento resta come “spenta” e “congelata” nel sistema, restando intrappolata e separata dal resto della rete.

Questo sistema nasce come difesa, ma sul lungo termine può avere effetti collaterali che si traducono in sintomi.

Non potendo più accedere a questa informazione intrappolata nella rete, il nostro cervello non sembra più essere in grado di elaborarla tra le esperienze della nostra vita. Sembra che proprio questa “inattività” della memoria sia una delle cause scatenanti della psicopatologia.

I ricercatori hanno scoperto un metodo per “scongelare” e quindi sbloccare queste memorie, a partire dai movimenti oculari, associati ad una precisa metodologia.

In questo modo il naturale sistema di elaborazione del nostro cervello si riattiva, creando nuove connessioni con quella memoria che all’epoca non avevamo avuto la possibilità di elaborare. Questo può essere avvenuto perché abbiamo vissuto qualcosa di davvero troppo traumatico per essere assimilato in quel momento oppure perché eravamo bambini e non avevamo ancora le risorse effettive per farlo.

L’effetto del trattamento è la desensibilizzazione di ricordi disturbanti e dei sintomi ad esso associati.

Quindi cos’è l’EMDR?

La desensibilizzazione e rielaborazione di memorie traumatiche attraverso i movimenti oculari

L’E.M.D.R. (dall’inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing, Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) è un approccio terapeutico ideato da Francine Shapiro nel 1989, utilizzato per il trattamento del trauma e di problematiche legate allo stress.

L’EMDR si focalizza sul ricordo dell’esperienza traumatica ed è una metodologia completa che utilizza i movimenti oculari o altre forme di stimolazione alternata destro/sinistra per trattare disturbi legati direttamente a esperienze traumatiche o particolarmente stressanti dal punto di vista emotivo. Questa metodologia sfrutta movimenti oculari alternati (o altre forme di stimolazione alternata destro/sinistra), per ristabilire e riattivare il naturale sistema di elaborazione della memoria, attraverso l’attivazione simultanea di entrambi gli emisferi cerebrali.

Questo avviene mentre siamo totalmente coscienti di ciò che stiamo vivendo (non si tratta di un’ipnosi) e risulta efficace a prescindere dal tempo trascorso da quel determinato evento.

Quando è utile

È utile in caso di problemi legati sia ad eventi traumatici, che a esperienze più comuni ma emotivamente stressanti.

Si è, inoltre, dimostrata l’efficacia nel trattamento di numerose psicopatologie incluse la depressione, l’ansia, le fobie, disturbi alimentari, il lutto acuto, i sintomi psicosomatici e le dipendenze.

Questo perché spesso lo sviluppo della sintomatologia è associato a eventi di vita non elaborati.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2013 ha riconosciuto l’EMDR come trattamento efficace per la cura del trauma e dei disturbi ad esso correlati.

Si sente che veramente il ricordo dell’ esperienza traumatica fa parte del passato e quindi viene vissuta in modo distaccato. Le persone in genere riferiscono che, ripensando all’evento, lo vedono come un “ricordo lontano”, non più disturbante o pregnante dal punto di vista emotivo.

Sei stato coinvolto in prima persona in una situazione che hai vissuto in modo traumatico? Con la mia formazione in EMDR posso aiutarti a lasciare il passato nel passato, contattami per un primo colloquio.

Di seguito alcune testimonianze

https://vimeo.com/134528815

Quali sono gli effetti dell’EMDR?

Dopo una o più sedute di EMDR, i ricordi disturbanti legati all’evento traumatico hanno una desensibilizzazione, perdono la loro carica emotiva negativa. Il cambiamento è molto rapido, indipendentemente dagli anni che sono passati dall’evento. L’immagine cambia nei contenuti e nel modo in cui si presenta, i pensieri intrusivi in genere si attutiscono o spariscono, diventando più adattivi dal punto di vista terapeutico e le emozioni e sensazioni fisiche si riducono di intensità.
L’elaborazione dell’esperienza traumatica che avviene con l’EMDR permette al paziente, attraverso la desensibilizzazione e la ristrutturazione cognitiva che avviene, di cambiare prospettiva.

Dal punto di vista clinico e diagnostico, dopo un trattamento con EMDR il paziente non presenta più la sintomatologia tipica del disturbo post-traumatico da stress, quindi non si riscontrano più gli aspetti di intrusività dei pensieri e ricordi, i comportamenti di evitamento e l’iperattivazione del sistema neurovegetativo nei confronti di stimoli legati all’evento, percepiti come pericolo. Un altro cambiamento significativo è dato dal fatto che la persona discrimina meglio i pericoli reali da quelli immaginari condizionati dall’ansia.

https://vimeo.com/135788065
Ad oggi l’EMDR viene applicato sia per le grandi catastrofi ed emergenze,
che per traumi relazionali. Come evidenziato dalla testimonianza dei pazienti che hanno provato il metodo EMDR, L’esperienza è usata in modo costruttivo dall’individuo che pur mantenendo il ricordo traumatico, non lo percepisce più come tale.

Bibliografia
www.emdr.it

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Conoscersi attraverso l’altro

15 Agosto 2018 by Laura Calosso Leave a Comment

Conoscersi attraverso l’altro

Attraverso il contatto con l’altro
conosciamo noi stessi

Siamo tutti collegati. La nostra esperienza è inevitabilmente interconnessa con quella di altre persone come noi. I problemi, spesso, nascono nelle relazioni ed è proprio all’interno di queste che trovano la loro soluzione.”
Laura Calosso

Chi non ha mai provato un percorso di psicoterapia può essere inizialmente scettico sulla sua utilità: “Perché andare da uno psicoterapeuta?”. Per rispondere a questa domanda ho deciso di scrivere questo articolo e trattare quelli che sono i fondamenti del mio lavoro clinico e umano con le persone.

La cura del contatto

Il mio approccio affonda le sue radici nella Psicoterapia della Gestalt. Si tratta di un approccio interattivo, dove la consapevolezza passa attraverso il contatto con l’altro.
In che senso? Attraverso l’interazione e la relazione co-costruita con il terapeuta è possibile esplorare e osservare quell’insieme di meccanismi che si ripropongono nella vita della persona.

A partire dall’ascolto dei bisogni nel presente, si diventa consapevoli delle paure che governano le scelte (o non scelte) e si prende coscienza di eventuali blocchi emotivi alla base della sofferenza, per superarla.

L’approccio gestaltico fornisce un sostegno pratico per divenire consapevoli dei messaggi di sofferenza nascosti nei sintomi,
rendendo possibile il cambiamento della persona a partire dal proprio interno. 
Laura Calosso
Possiamo dire che questo approccio sia olistico ed esperienziale.
  • Olistico perchè integra al colloquio clinico tecniche di consapevolezza psico-corporea, oltre che all’osservazione del linguaggio non verbale (con rimando a voce, gesti, tensioni ed espressioni)
  • Esperienziale perchè si basa sull’esperienza della relazione nel qui e ora tra paziente e terapeuta.

Ascoltare i sintomi, per superarli

I sintomi sono il frutto di un adattamento che è stato utile in passato, ma che col cambiare delle circostanze di vita non è più funzionale, creando un disagio. Spesso tendiamo a trattarli come “altro da noi”, ma soltanto imparando ad accoglierli e comprenderli, è possibile creare le basi per lasciarli andare.

Alla base di questo processo c’è un’importante assunzione di responsabilità.

Se ti assumi la responsabilità di quello che stai facendo,
del modo in cui produci i tuoi sintomi,
del modo in cui produci la tua malattia,
del modo in cui produci la tua esistenza
– al momento stesso in cui entri in contatto con te stesso –
allora ha inizio la crescita, ha inizio l’integrazione”
Fritz Perls

Di seguito elencherò quelli che, a livello internazionale, sono riconosciuti come i fondamenti della Psicoterapia della Gestalt nella pratica clinica.

I fondamenti della Gestalt

  1. L’importanza di vivere nel qui e ora. L’unica vera realtà è il presente. Laura Perls (1992) affermava che «quanto esiste, esiste qui ed ora; il passato esiste ora come memoria, nostalgia, rimpianto, risentimento, fantasia, leggenda o storia. Il futuro esiste qui e ora nel presente attuale come anticipazione, pianificazione, saggio, aspettativa e speranza o timore o disperazione”.
    L’arte del qui e ora si sviluppa nella continua attenzione alla reale esperienza vissuta nel presente, in ogni istante dell’esistenza, favorita anche dalle pratiche di consapevolezza corporea ed emotiva.
  2. La consapevolezza di per sé può essere curativa. Con una piena consapevolezza si diventa responsabili dell’autoregolazione del proprio organismo. Inoltre, solo se prendiamo atto di una situazione possiamo modificarla.
  3. Il corpo come strumento privilegiato per divenire consapevoli delle proprie tensioni e dei propri blocchi emotivi. La Gestalt ha un approccio esperienziale in quanto invita la persona a sperimentare quanto più di sé stessa, diventando consapevole dei propri gesti, della respirazione, delle sensazioni corporee, delle emozioni, della voce e delle proprie espressioni facciali, nonché dei pensieri.
  4. La sofferenza e ogni sintomo psico-fisico sono un campanello d’allarme che contiene un messaggio per noi. L’organismo ci segnala che ha bisogno di cambiare perché non è più in equilibrio.
  5. L’unica costante dell’Universo è il cambiamento. L’uomo, per mantenere il benessere nel proprio ambiente esteriore ed interiore, adotta un processo permanente di adattamento creativo. Per processo s’intende un continuo adattamento (sempre diverso dal precedente) alle situazioni interne ed esterne che si presentano alla persona. Attraverso la capacità creativa di organizzarsi e riorganizzarsi in base alle diverse circostanze, l’uomo tende a ristabilire la propria integrità. La fondamentale spinta alla vita e alla salute ci permette, attraverso questa funzione, di ritrovare il benessere quando lo perdiamo.
  6. Siamo tutti connessi e in relazione con l’ambiente. Non si può curare una persona senza tenere conto dell’ambiente psicologico, fisico ed emotivo in cui vive. La Gestalt interviene sulle interruzioni del processo di autoregolazione al confine di contatto tra l’individuo e il suo ambiente.
  7. Il tutto è diverso dalla somma delle sue parti. La Gestalt sottolinea che per comprendere un comportamento è importante, oltre che analizzarlo, averne una visione di campo. Ovvero cercare di percepirlo nell’insieme del contesto complessivo (approccio olistico) di quell’individuo. L’approccio gestaltico considera importante l’intera esperienza di vita di una persona: fisica, psicologica, intellettuale, emotiva, relazionale e spirituale.
  8. L’importanza dell’autenticità per sentirsi liberi: se per proteggere la nostra immagine di fronte agli altri recitiamo continuamente dei ruoli (es. il bravo figlio, il buon marito, il bravo lavoratore ecc..), il messaggio implicito verso noi stessi è che non abbiamo il  diritto di esistere così come siamo. Ciò che la terapia della Gestalt tenta di fare è di portare l’uomo ad accettarsi per ciò che è e non per ciò che potrebbe o vorrebbe essere. Si propone di aiutare la persona facilitando l’attivazione delle sue risorse, senza imposizioni esterne. Se ci portiamo con autenticità nel mondo, scopriamo la possibilità realizzarci per ciò che realmente siamo.
  9. Ogni persona è esperta di sé stessa. In questo processo il professionista ha il compito di sostenere e aiutare la persona a trovare la propria strada. Questo concetto include anche l’idea che non vi sia una normalità o una via giusta da perseguire. La realizzazione personale è unica per ciascuno.
  10. Il processo di integrazione delle parti. Su questo punto si concentra una delle tecniche più conosciute della Gestalt: la sedia calda (o sedia vuota) che aiuta le persone ad integrare l’esperienza vissuta da parti di sé contrastanti, o a “mettersi nei panni” delle persone con cui sono in conflitto, così da riappropriarsi delle proprie proiezioni(quelle parti del nostro vissuto che proiettiamo sull’altro).

La consapevolezza di per sé può essere curativa.
Dato che con una piena consapevolezza si diventa autoconsapevoli
dell’autoregolazione dell’organismo,
si può lasciare che l’organismo prenda in mano la situazione senza interferire,
senza interrompere: della saggezza dell’organismo ci si può fidare.
Di contro a questo atteggiamento troviamo l’intera patologia
dell’automanipolazione, del controllo ambientale e via dicendo,
che interferisce con i sottili meccanismi dell’autoregolazione dell’organismo”
Fritz Perls

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Filed Under: Psicologia e Benessere Tagged With: adattamento creativo, ambiente, approccio olistico, autenticità, blocchi emotivi, cambiamento, citazioni Fritz Perls, citazioni Laura Perls, connessione, conoscersi attraverso l'esperienza, consapevolezza, contatto, creatività, fondamenti della gestalt, gestalt, gestalt therapy, integrazione, Laura Calosso Psicologa, libertà personale, metodo, Psicologia, psicologo genova, psicoterapia della gestalt, qui e ora, sintomi, studio di psicologia, vivere il presente

Corsi intensivi di benessere

29 Luglio 2018 by Laura Calosso Leave a Comment

Corsi intensivi di benessere

Giornate di benessere integrato

Ogni anno, mi piace proporre una giornata di benessere per condividere quelle principali pratiche di benessere psico-corporee che pratico e insegno con costanza nella mia quotidianità. Ormai dal 2018, insieme alla mia carissima collega Maria Elena Marchionatti, studiamo e proponiamo giornate con pratiche sempre nuove.

Ecco i nostri prossimi appuntamenti:

  1. CIRIÈ (Via Matteotti 16, provincia di Torino) – 1 Febbraio 2020.
  2. GENOVA (Via Pisa 12/7) 28 Marzo 2020.

DI COSA SI TRATTA?
Giornate intensive dedicate al benessere e
all’equilibrio mente-corpo attraverso pratiche guidate di:
Yoga
Mindfulness
Pilates Posturale
Tecniche di respirazione e
Training Autogeno (Rilassamento)

Maria Elena ha una formazione olistica davvero sorprendente:
Alcuni di voi avranno già avuto modo di conoscerla nelle precedenti edizioni…
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– Psicologa
– Naturopata specializzata in Psicosomatica e Nutraceutica
– Operatrice clinica in Training Autogeno e Tecniche Ipnotiche
– Istruttrice di Pilates Posturale e Yoga Integrale

Non è necessario essere praticanti di yoga o meditazione per partecipare. Per il resto non occorre portare nulla, se non un abbigliamento comodo e, se lo desideri, delle calze antiscivolo.

IL COSTO
L’intera giornata ha un costo di 90 euro…
ma se ti iscriverai in anticipo potrai spenderne 70!

DOVE
A Genova in Via Pisa 12/7 (terzo piano)
A Ciriè presso la sede di Via Matteotti 16

INFO/PRENOTAZIONI

Per maggiori informazioni contattami (anche via whatsapp) al numero 3319906917 , oppure compila il seguente modulo:

DEDICATO AI PIÙ CURIOSI:

La primissima giornata di benessere integrato, nasce dopo la mia esperienza in Indonesia nel settembre del 2018.
Durante questo lungo viaggio ho potuto meditare sul Borobudur all’alba, seguire classi di Mindful Yoga nel centro di Ubud (nella magnifica Bali) e ammirare la bellezza di luoghi così diversi e lontani, ma al tempo stesso spiritualmente vicini e familiari.

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Alba sul Borobudur Temple

Prima di partire ho deciso di portare con me un taccuino dove poter scrivere idee, spunti e nuovi progetti. Ed è proprio da qui che è nata l’idea di questa giornata intensiva, dedicata a persone che, come me, si sono avvicinate alla pratica del Training Autogeno e della Mindfulness con un comune obiettivo: STARE BENE!

È bastato poi sentire Maria Elena, scoprendo che aveva iniziato a maturare la mia stessa idea: realizzare un intensivo di benessere integrato con le nostre competenze!

Sarò felice di averti con noi, potrai scoprire quanto la pratica insieme possa essere, oltre che profonda, anche divertente!

Stay tuned/Resta collegato
Laura

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Filed Under: Psicologia e Benessere Tagged With: benessere, Corso di Training Autogeno, eventi benessere, genova, gestire ansia e stress, Meditazione, Mindfulness, Pilates posturale, respirazione, respiro consapevole, rilassamento, tecniche di rilassamento, training autogeno, training autogeno genova, yoga

7 fondamenti della pratica Mindfulness

10 Giugno 2018 by Laura Calosso Leave a Comment

7 fondamenti della pratica Mindfulness

I 7 fondamenti Mindfulness
da portare nella propria quotidianità

Di seguito potrai leggere i principi fondamentali della Mindfulness che, attraverso la pratica, potranno svilupparsi ed estendersi alla tua vita quotidiana.

Se la meditazione deve funzionare, noi dobbiamo essere disposti a collaborare, ad affrontare quando occorre il buio e la disperazione, ripetutamente se necessario, senza sfuggirli o neutralizzandoli nei mille modi che sappiamo inventare per evitare l’inevitabile. (…)

Quando pratichiamo la meditazione, in realtà riconosciamo che in quel momento stiamo percorrendo il cammino della vita, in questo e in ogni momento che viviamo. E’ più corretto interpretare la meditazione come “modalità” che come tecnica. E’ un Modo di Essere, un Modo di Vivere, un Modo di Ascoltare, un Modo di Percorrere il cammino della vita, in armonia con le cose così come sono. Questo vuol dire ammettere in parte che a volte, spesso in momenti assai decisivi, non si ha veramente idea di dove si stia andando o persino di quale sia il cammino …”

J. Kabat-Zinn (Tratto dal libro : Dovunque tu vada ci sei già)

Non-giudizio

La mente formula giudizi in continuazione: “mi piace”, “ non mi piace”, “che noia..!”.
Questo fa parte della nostra esperienza e ci aiuta a dirigere le nostre scelte quotidiane. Talvolta però diventa ingombrante e si trasforma in una sorta di giudice interno che ci dice come noi stessi, gli altri o le situazioni “devono o non devono essere”. Durante la meditazione ci concediamo la possibilità di osservare i nostri giudizi senza reprimerli, ma senza la necessità di dover re-agire in base ad essi.

Pazienza 

La pazienza è una forma di saggezza.
Lasciamo che le cose possano accadere da sé, rispettando il loro tempo.
Meditare è come coltivare un fiore: ci occupiamo di creare le condizioni favorevoli alla crescita della pianta, ce ne prendiamo cura tutti i giorni e, praticando con pazienza, lasciamo che possa sbocciare quando giunge il momento.

Mente del Principiante

A volte diamo per scontato ci che è ordinario, vivendo come ovvio il quotidiano.
Così facendo, spesso, ci perdiamo la bellezza di godere delle piccole cose che ogni momento ci riserva. Meditando, coltiviamo una mente che possa riscoprire la meraviglia del “non sapere”, dei “dettagli” che passano in secondo piano durante le nostre giornate.
Hai mai notato i dettagli dei palazzi più vicini a casa tua? Sapresti descriverne la facciata, i dettagli dei balconi, i colori o il numero di piani?

Fiducia 

Un po’ alla volta scopriamo che il maestro è già qui, dentro di noi.
Aprendoci con fiducia all’esperienza impariamo a creare spazio affinché le nostre qualità possano esprimersi.

Non-Sforzo

Se quando pratichiamo ci sforziamo di trarne qualcosa al nostro servizio, stiamo coltivando quello che facciamo sempre: combattere con la realtà per piegarla al nostro volere.
Il risultato è spesso un tentativo forzato di cambiamento che non ne rispetta i tempi. Proviamo a lasciare andare questa nostra tensione di fondo, questa ricerca affannosa.
Il cambiamento arriva proprio quando ci consentiamo di non cercarlo.

Accettazione

Accettare le cose così come sono significa smettere di affannarsi contro di esse.
Non si tratta di diventare passivi nei confronti dell’esperienza, quanto di permettersi di osservarla per come si presenta con maggiore chiarezza, anche nella sua imperfezione, per orientare con saggezza le nostre intenzioni future.
In questo modo non scappiamo dalla realtà, ma ci permettiamo di viverla con consapevolezza.

Lasciare andare 

Notiamo che spesso siamo travolti da una cascata di pensieri, emozioni e sensazioni del quale vorremmo disfarci quando non ci piacciono o cercare di trattenere il più possibile quando ci danno piacere.L’uomo, per natura, ha la tendenza a restare sotto il flusso costante della cascata di pensieri, emozioni e sensazioni che lo travolgono. Una meditazione rivolta all’osservazione di ciò che mi attraversa nel qui ed ora, permette di fare un passo indietro e di osservare ciò che mi sta accadendo senza subirne il colpo. Durante la pratica meditativa compiamo l’atto intenzionale di fare un passo indietro e osservare questo flusso scorrere di fronte a noi, come si guarda scorrere il getto di una cascata, come si osservano le immagini di un film proiettate al cinema. Lasciare andare significa lasciare essere.

L’insegnamento della pratica Mindfulness

La pratica Mindfulness mi ha insegnato che la percezione di ogni cosa si modifica se vissuta con piena consapevolezza: dal gusto di un chicco di uvetta al sorriso di un passante. Meditare è una palestra di vita, ci insegna a vivere a pieno e a guardarci dentro sospendendo il giudizio.

Per approfondimenti sul corso di Mindfulness visita la pagina dedicata al corso.

Filed Under: Psicologia e Benessere Tagged With: accettazione, Ansia e Stress, consapevolezza, Corso di Mindfulness, Dovunque tu vada ci sei già, fiducia, J. Kabat-Zinn, lasciare andare, Meditazione, mente del principiante, Mindfulness, non giudizio, non sforzo, pazienza, pazienza è saggezza, vivere con consapevolezza

Infanzie Movimentate: il concorso fotografico

28 Marzo 2018 by Laura Calosso Leave a Comment

Infanzie Movimentate: il concorso fotografico

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In occasione del Seminario Nazionale “INFANZIE MOVIMENTATE – Buone prassi di ricerca pedagogica e progettazione nei contesti di emergenza per minori stranieri non accompagnati” che si terrà a Genova il 5-6 Aprile 2018, il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’ Università degli Studi di Genova ha organizzato un concorso fotografico.

Infanzie Movimentate:
il concorso fotografico

In continuità con la Mission del seminario, il concorso si pone quale mezzo di ricerca psico-pedagogica circa la dimensione del minore all’interno del flusso migratorio, mediante il linguaggio evocativo della fotografia.

I minori stranieri non accompagnati costituiscono una parte sempre più importante dei movimenti migratori e questo scopre risvolti critici ancora poco considerati.
Il concorso ha l’intento di volgere finalmente l’attenzione sugli indifesi del fenomeno migratorio, su quei bambini e quelle bambine che non solo vivono la separazione e la difficoltà di essere stranieri in una terra che non conoscono ma soprattutto sono minori, quindi soggetti che vedono negato il proprio diritto all’infanzia.

Di seguito troverete le 3 foto con le quali ho partecipato e che saranno esposte tra le 24 selezionate in occasione del Seminario Nazionale del 5 Aprile.
Su facebook potete vedere le altre 21 foto selezionate e votare la vostra foto preferita, che si aggiudicherà il premio popolare.
 
Una commissione tecnica esaminerà le fotografie e decreterà i tre vincitori che vedranno inserite le proprie opere nella pubblicazione in lingua inglese degli atti del seminario.

Ritrovarsi: il viaggio interiore del bambino migrante

👇

In particolare ho voluto focalizzare l’attenzione sugli aspetti di trasformazione interiore del bambino migrante:

1. A un passo da casa [Tanzania, 2015]
Il percorso del bambino migrante ha inizio da memorie e sensazioni di un’abitazione ormai lontana. Il suo bagaglio interiore è fatto di colori, suoni e profumi della propria terra d’origine. Ogni cosa era familiare a un passo da casa, anche le difficoltà quotidiane. 

La certezza di quei 3 gradini, l’incertezza del prossimo passo.
2. Attraverso il mondo [Tanzania, 2015]
Nel lungo cammino migratorio, il bambino attraversa ore di silenzi e chilometri di spazi sconosciuti. Momenti di solitudine ben diversi da quelli a cui era abituato. L’esperienza del viaggio lo confronta con un violento cambio di prospettiva. Attraverso il mondo, il bambino dovrà affrontare le radicali mutazioni del proprio universo interiore.
3. Ritrovarsi [Tanzania, 2015]
Il bambino migrante, prematuramente sradicato dal proprio terreno d’origine, dovrà ripartire da sé. Egli affronterà ogni sottile sfumatura del termine solitudine, esplorando la differenza tra l’essere solo e il sentirsi insieme a sé stesso, fino a costruirsi una nuova identità.

Filed Under: Psicologia e Benessere Tagged With: bambini, concorso fotografico, fotografia, infanzie movimentate, migranti, migrazione, minori non accompagnati, movimenti migratori, psicologia creativa, Tanzania

Ansia e fobie

23 Marzo 2018 by Laura Calosso Leave a Comment

Ansia e fobie

L’ansia è una condizione umana.

Prima di inoltrarti nella descrizione dei principali disturbi d’ansia ti invito a riflettere sul fatto che tutti noi possiamo riconoscerci in alcuni dei tratti descritti di seguito, senza soffrire di un vero e proprio disturbo.

Un moderato livello d’ansia può dimostrarsi vantaggioso per la nostra riuscita personale e professionale.

Il problema sorge quando la nostra vita ne risulta sopraffatta,
limitandoci ai margini della nostra esistenza.

Se stai iniziando a limitare la tua vita per evitare le situazioni che ti suscitano ansia e/o stress, sappi che esistono diversi metodi e tecniche specifiche per affrontare e trattarla.

Non cadere nella tentazione di dare un’etichetta al problema che ti riguarda e chiuderti alla possibilità di uscirne. Inizia piuttosto a renderti consapevole del fatto che, come è successo a te, anche altre persone ne hanno sofferto e ne sono uscite.

La buona notizia è che puoi reagire a ciò che ti sta accadendo (o aiutare la persona a te casa alla quale sta succedendo).

Il coraggio non è assenza di paura, ma non è altro che paura sostenuta dal respiro

Senti il bisogno di un sostegno per gestire l’ansia? Contattami per un primo appuntamento

I principali disturbi d’ansia sono

Fobia specifica

Una fobia specifica si caratterizza come un vissuto di paura e/o ansia eccessive e marcate verso un oggetto o una situazione particolare. 

Tra le fobie più diffuse vi sono quelle per: animali (ragni, insetti, cani, ecc..); ambienti naturali (altezze, temporali, acqua, ecc..); sangue e ferite (aghi, trattamenti medici invasivi, ecc..); spazi chiusi (aeroplani, ascensori, trasporti e luoghi senza via di fuga immediata, ecc..).

Disturbo d’ansia sociale (fobia sociale)

La fobia sociale è caratterizzata da una marcata o intensa paura e/o ansia relativa alle situazioni sociali, in cui l’individuo può essere esaminato dagli altri o teme di essere giudicato negativamente. Le persone che soffrono di questo disturbo tendono a ritirarsi ed evitare le interazioni con gli altri (ad esempio evitano di mostrarsi, parlare o esibirsi in pubblico, partecipare ad eventi collettivi, ecc..)

Attacchi di panico

Gli attacchi di panico possono originarsi sia in seguito a eventi attesi e/o temuti, sia senza che vi sia un elemento scatenante chiaro. L’attacco di panico si avverte con la comparsa di paura o disagio improvvisi e intensi, in cui si verificano quattro (o più) dei seguenti sintomi:

  1. Palpitazioni o tachicardia
  2. Sudorazione intensa
  3. Tremori
  4. Dispnea o sensazione di soffocamento
  5. Sensazione di asfissia
  6. Dolore o fastidio al petto
  7. Nausea o disturbi addominali
  8. Sensazioni di vertigine o di svenimento
  9. Brividi o vampate di calore
  10. Parestesie (torpore o formicolio)
  11. Derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (sentirsi distaccati da sé stessi)
  12. Paura di perdere il controllo
  13. Paura di morire

Una persona che manifesta frequenti attacchi di panico inaspettati (per cui non sembra esserci un chiaro elemento scatenante) può sviluppare quello che viene definito disturbo di panico.

Agorafobia

Si definisce agorafobia una marcata paura o ansia relativa a due (o più) delle seguenti situazioni:

  1. Utilizzo dei trasporti pubblici (autobus, treni, metro, ecc..)
  2. Trovarsi in spazi aperti (parcheggi, mercati, ponti, ecc..)
  3. Trovarsi in spazi chiusi (teatri, negozi, cinema ecc..)
  4. Stare in fila oppure tra la folla
  5. Essere fuori casa da soli

La persona tende ad evitare queste situazioni perché teme che possa avvenire qualcosa di terribile, che sia difficile fuggire oppure che potrebbe non essere disponibile il soccorso nel caso in cui dovessero sentirsi male. Le situazioni quindi vengono evitate o richiedono la presenza di un accompagnatore, o vengono sopportate con paura e/o ansia intense. L’evitamento può diventare talmente grave che la persona si ritrova costretta in casa.

Per approfondire il tema potrebbe interessarti anche l’articolo riguardante come lasciare andare ansia e stress.

Ti capita di vivere sintomi come quelli descritti ? Contattami per un primo appuntamento

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Filed Under: Psicologia e Benessere Tagged With: agorafobia, Ansia, ansia da prestazione, Ansia e Stress, attacco di panico, consulenza psicologica, Disturbi d'Ansia, fobia sociale, fobia specifica, fobie, lasciare andare ansia e stress, Stress, studio di psicologia

56 giorni di consapevolezza

31 Gennaio 2018 by Laura Calosso Leave a Comment

56 giorni di consapevolezza

#56giornidiconsapevolezza è un progetto che nasce il 4 Aprile 2017, a Torino.
Parola chiave: condividere. Quando le persone intraprendono insieme un percorso di crescita personale, per me è fondamentale camminare insieme, condividere difficoltà, resistenze e soddisfazioni. Per questo la sera del 4 Aprile ho deciso di scattare una foto al giorno per 8 settimane.

Il mio intento?

Utilizzare la tecnologia per accompagnare la pratica quotidiana di coloro che stavano iniziando il percorso di Mindfulness e/o Training Autogeno, per un totale di 56 giorni verso una maggiore consapevolezza di sé.

All’inizio di ogni corso in gruppo mi piace proporre a ciascun partecipante di trovare un proprio gesto quotidiano (lavarsi i denti, fare la doccia, mangiare, lavare i piatti, scrivere ecc…) da fare con estrema lentezza per disinserire il pilota automatico, che spesso ci impedisce di vivere a pieno il momento presente. Ebbene quella sera ho deciso di scattare la fotografia #1 :

La mia esperienza

Riscoprire il piacere di vivere ogni giorno un momento rituale, senza fretta, da imprimere curandone le parole in modo da poterne condividere il contenuto, mi hanno permesso di assimilare quotidianamente l’esperienza che stavo vivendo; e cosa più preziosa, di praticare quotidianamente l’attenzione al qui e ora.

Impressioni

Di seguito ho selezionato solo un estratto del progetto #56giornidiconsapevolezza, ma potrai trovare tutte le foto sul mio profilo Instagram. Nonostante non sia solita condividere sui social momenti e riflessioni personali, grazie a questo progetto mi sento di condividere che ho potuto:

  • Dedicare ogni giorno almeno 15 minuti alla pratica
  • Coltivare la mia passione per la fotografia
  • Rileggere le riflessioni nel tempo per notare i cambiamenti del mio sentire
  • Ricordare e collezionare con maggiore chiarezza gli eventi vissuti durante questi 2 mesi
  • Condividere la costanza della pratica meditativa informale con chi ha partecipato ai miei corsi
  • Passare più tempo “di qualità” insieme a me stessa

Nel caso avessi piacere di condividere con me la tua personale esperienza sentiti libero di contattarmi. Per lasciare spazio alle tue impressioni, non mi dilungherò oltre con altre considerazioni.

Galleria immagini #56giornidiconsapevolezza

 

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Filed Under: Psicologia e Benessere Tagged With: 56 giorni di consapevolezza, conoscersi attraverso l'esperienza, la mia esperienza, Meditazione, Mindfulness, profilo instagram laura.calosso, progetto fotografico, vivere con consapevolezza

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Dott.ssa Laura Calosso
Psicologa e Psicoterapeuta
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